Giusto processo e intercettazioni nell’intervento alla Camera del deputato Tommaso Calderone
Dopo le comunicazioni ieri alla Camera del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, l’onorevole Tommaso Calderone è intervenuto parlando della necessità di contrastare le lungaggini del Processo Civile, dello stato delle carceri italiani, di “Giusto processo”, di intercettazioni, traffico di influenze e separazione delle carriere.
Sul delicato e sempre attualissimo tema dello strumento delle intercettazioni da parte degli inquirenti, l’onorevole Calderone ha ricordato l’importanza del rispetto delle norme, a partire da quelle costituzionali.
Il riferimento è quello dell’articolo 15 della Carta, dove viene garantito al cittadino che “La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge.” E il primo comma dell’articolo 111, dove dispone che “La giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge”.
Nessuno oggi può pensare di abolire la possibilità di uno strumento tanto utile o efficace come quello delle intercettazioni, ha confermato lo stesso parlamentare. Il problema emergente è invece il suo uso ormai troppo “generalizzato”, mentre quando viene decretato dal magistrato dovrebbe esserlo a fronte di una precisa motivazione. Atteso che i dati dicono, come ha richiamato Caderone, che 9 su 10 intercettazioni sono inutili, occorre garantire criteri più stringenti per autorizzarne l’uso. Bisogna cioè che siano effettivamente indispensabili per la prosecuzione delle indagini e il loro uso fosse magari deciso da un giudice collegiale. Se da una telefonata tra due persone che parlano di una terza, quest’ultima rischia di essere incriminata o avere per sempre compromessa l’immagine pubblica sebbene poi il più delle volte i fatti si rivelano inconsistenti, certamente non sono mafiosi e terroristi ad esserne terrorizzati, piuttosto i comuni cittadini. Esattamente quelli, come sottolinea Calderone, i cui diritti le leggi e i giudici devono rispettare e proteggere.