Governo liquida la piattaforma ITsART, lanciata nel 2021 come la “Netflix della cultura italiana”

ITsART, felice brand naming per “Italy’s Art”, la piattaforma di streaming dedicata all’arte e alla cultura italiana, termina la sua breve esperienza per decisione del ministro Gennaro Sangiuliano.

Lanciata dal ministero della Cultura tra maggio e giugno 2021 durante il governo Draghi come risposta digitale alla chiusura di musei, cinema e teatri, e alla restrizioni per la fruizione dei luoghi significativi per bellezza, spettacolo, cultura in seguito all’emergenza Covid, il 29 dicembre 2022 è stata messa in liquidazione.

Il portale di servizi video on demand Itsart è stato prodotto e gestito da una joint venture societaria tra Cassa depositi e prestiti, coinvolta dal ministero della Cultura, per il 51%, e il partner privato Chili individuato da Cdp, per il 49%. L’iniziativa di “sostenere il settore delle performing arts, particolarmente colpito dalla pandemia da Covid-19”, non può che dirsi in sè lodevole e sensata. Ma la gestione del suo avvio non è stata brillante.

Avviato il portale a metà del 2021, i numeri dicono che da maggio a dicembre sono stati spesi 7,5 milioni – tra cui 5 milioni per servizi, 1 milione di beni, 900mila per il personale – a fronte di soli 246mila euro di ricavi. In realtà lo squilibrio finanziario è compatibile con una startup del genere. Anzi, avrebbero dovuto essere appostate risorse molto maggiori per la promozione di Itsart, che con meno di 200mila utenti registrati è praticamente ignota al pubblico, se pensiamo che Disney e Netflix nel 2022 a livello mondiale hanno superato i 220 milioni di abbonati. Per quanto riguarda il settore streaming video in Italia, secondo i dati pubblicati a dicembre dall’AGCOM, Netflix ha 8,9 milioni di utenti; 6,4 Amazon Prime Video; 3,4 Disney+; 2,4 Dazn e 1 milione Now (Sky).

Si è posto subito il problema di coinvolgere o meno questa nuova piattaforma pubblica con Raiplay, il cui repertorio avrebbe potuto far posizionare più favorevolmente Itsart all’attenzione del mercato. Così invece il prezzo degli abbonamenti e dei noleggi in relazione all’offerta dei contenuti disponibili non risulta affatto conveniente.

Si rimprovera all’ex ministro alla Cultura Dario Franceschini essere questa la seconda iniziativa interrotta con un flop, dopo quella del portale “Verybello.it” che nel 2015 avrebbe dovuto rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo attirando milioni di turisti. Ma non bisogna dimenticare come ci siano iniziative molto più disastrose finanziariamente che nonostante evidenti pessime gestioni continuano ad essere sostenute per volontà politica. Esempio eclatante il portale “Italia.it”, costato 22 milioni e riportato in pista nel contesto di un finanziamento del Pnrr finalizzato a realizzare un “Hub digitale del turismo”, con risorse per 114 milioni di euro.

Decidere dopo appena il primo esercizio di chiudere Itsart e la sua idea di valorizzare tutti quegli spettacoli e manifestazioni artistiche che oggi pur essendo meritevoli non trovano posto – e sostegno economico – nella grande distribuzione dei contenuti digitali è stato probabilmente sbrigativo, forse troppo precipitoso, essendo evidente quali misure di gestione, partnership e promozione semplicemente non sono state fatte e che bastava solo programmare ed agire. Si poteva correggere il tiro piuttosto che staccare la spina. Specialmente in un momento in cui le risorse per investire nel digitale e nella cultura non mancano ed è possibile un investimento mirato, da sostenere nel tempo con maggiore convinzione, mezzi adeguati ma soprattutto competenza e idee. La politica è arte, diceva Bismarck.

Dati Agcom piattaforme video on demand 2022

Dario Fidora

Direttore responsabile