ZFM, i promotori al Governo e Parlamento siciliano: “Le risorse regionali per superare il divieto di aiuti di Stato sono state individuate, si proceda”
Zone franche montane. I coordinatori regionali: «Per attivarle basta indicare quali siano le risorse regionali a copertura, per mettere la norma al riparo dalle disposizioni sulla tutela della concorrenza che vietano gli aiuti di Stato. Le abbiamo individuate».
Se il Governo regionale non volesse stanziare altre risorse, i promotori chiedono venga deciso di destinare allo scopo il cespite tributario dell’Iva all’importazione, maturata ogni anno in Sicilia.
Lapunzina e Ricciardi nei giorni scorsi sono stati ricevuti dal presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana e dal Capo di Gabinetto del presidente del Senato. Martedì scorso sono stati auditi dalla Commissione Bilancio dell’Ars. «Le zone franche montane in Sicilia raffigurano la punta di un iceberg di tutte le criticità che vive l’Isola fin dalla dichiarazione dell’Autonomia statutaria, la parte sommersa è rappresentata dalla mancanza di autorevolezza dei governi regionali che negli anni si sono succeduti». Lo ha affermato, Vincenzo Lapunzina, presidente dell’associazione Zone franche montane Sicilia, in audizione alla Commissione Bilancio dell’ARS.
Martedì scorso, Lapunzina e il sindaco di Limina, Filippo Ricciardi (co-coordinatore del Comitato regionale), sono stati convocati in audizione dalla Commissione Bilancio di Palazzo dei Normanni. I coordinatori regionali del Comitato (costituito da Associazione Zfm Sicilia e Comuni interessati alla norma) hanno rappresentato al presidente della Seconda Commissione, Dario Daidone e ai componenti presenti, la necessità e l’urgenza di agevolare la definizione dell’iter parlamentare che dispone l’istituzione delle ZFM in Sicilia. Lapunzina e Ricciardi hanno affermato che tale norma di politica economica è perfettamente compatibile con la giurisprudenza comunitaria e che la stessa debba essere messa semplicemente al riparo dalle disposizioni sulla tutela della concorrenza mediante il divieto di aiuti di Stato, «anche in considerazione del fatto che la Regione Siciliana ha un’autonomia costituzionalmente garantita, decisionale e finanziaria, quindi fiscale, così come attestato nella sentenza della Corte di Giustizia Europea C-88/03 del 6 settembre 2006».
Le tre condizioni poste nella sentenza C-88/03 del 2006, relativamente alla insussistenza degli aiuti di Stato per le norme, sono: a) che esse siano adottate da un’autorità territoriale dotata, sul piano costituzionale, di uno statuto politico e amministrativo distinto da quello del governo centrale; b) che la decisione sia presa senza possibilità di un intervento diretto da parte del governo centrale in merito al suo contenuto; c) che le conseguenze economiche di una riduzione dell’aliquota nazionale applicabile alle imprese presenti nella regione non devono essere compensate da sovvenzioni o contributi provenienti da altre regioni o dal Governo.
I due rappresentanti del Comitato hanno chiarito che la copertura finanziaria della Legge, nella fase istruttoria presso la Commissione Finanze e Tesoro del Senato, dovrà essere garantita dalla Regione Siciliana, proprio per metterla al riparo dalle disposizioni sulla tutela della concorrenza, in caso contrario non sarebbe compatibile con le norme europee.
«Le risorse ci sono, – hanno affermato – occorre solo definire un accordo con lo Stato entro cui sia possibile destinare allo scopo, tra gli altri, il cespite tributario dell’Iva all’importazione, maturata ogni anno in Sicilia. Decidere la determinazione di tale atto in Commissione paritetica, organo preposto a definire tale atto, si potrebbe determinare in pochi secondi, senza violare alcuna normativa nazionale o comunitaria. Tutto rimane in capo alla volontà politica». Lapunzina e Ricciardi, nel corso dell’audizione in Commissione Ars, hanno ribadito che le disposizioni che istituirebbero la Zone franche montane sono «da considerarsi come un’agevolazione fiscale e previdenziale per il mantenimento del diritto di residenza, della voglia di rischiare in un’attività d’impresa e per attrarre i tanti che in Sicilia trovano la migliore piattaforma per l’offerta di prodotti e servizi nel bacino del Mediterraneo».
L’audizione dei coordinatori del Comitato avviene qualche giorno dopo dall’incontro avuto con il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno e con il Capo di Gabinetto del presidente del Senato, Filippo Milone, ai quali è stato evidenziato che non ci sono impedimenti per definire il percorso istruttorio e legislativo della norma.
Alla Commissione Bilancio dell’ARS è stato proposto di esprimere un Ordine del Giorno che impegnerebbe il presidente della Regione, Renato Schifani a «predisporre adeguata copertura finanziaria affinché possa partire celermente la norma e la successiva esperienza amministrativa e attuativa e ad assumere tutte le iniziative legislative o di indirizzo al Governo regionale affinché per la parte di competenza della Regione Siciliana non si registrino ulteriori e incomprensibili ritardi».
«Occorre che Governo e Parlamento regionale diano a Roma, nell’immediato, un segnale forte e di condivisione di impegno – concludono Lapunzina e Ricciardi – in caso contrario ci venga detto con chiarezza che la materia non rientra nei programmi del governo regionale o che è stata messo a punto una diversa strategia per fermare il processo di desertificazione umana e imprenditoriale delle Terre Alte di Sicilia»