Energia, impatto 190 impianti eolici nel mare di Sicilia: pescatori scacciati chiedono apertura nuove zone di pesca
Sul Med Wind, il mega parco eolico al largo di Mazara, incontro ieri con gli armatori e operatori della pesca, che chiedono misure compensative: “Aprire ai pescherecci altre aree marine”.
Ciminnisi e Trizzino (M5S): “Grande opportunità energetica, ma i pescatori vanno tutelati”. Sul reale impatto del gigantesco parco eolico offshore, rispetto a quello prospettato dall’impresa Renexia realizzatrice del progetto, i dati della ricerca Flai Cgil “La pesca nel Medwind” finanziata dal Mipaaf.

“Benvenute energie rinnovabili”, contro la dipendenza energetica della Sicilia e il caro bollette, “ma attenzione alla pesca e all’armonizzazione del sistema economico con le esigenze ambientali, fra nuove tecnologie e comparti tradizionali che trainano da sempre l’economia siciliana e sostengono centinaia di famiglie”. Lo dichiarano, al termine di un incontro con una delegazione di pescatori mazaresi, Cristina Ciminnisi, deputata del Movimento 5 Stelle all’Ars, e Giampiero Trizzino, deputato uscente M5S e avvocato esperto in diritto ambientale, in merito al progetto Med Wind, il mega parco eolico marino più imponente mai costruito nel Mediterraneo, che sorgerà a 60 chilometri dalle coste di Mazara del Vallo, al largo delle Isole Egadi.
Un colossale complesso per la produzione di energia, attualmente nella fase delle valutazioni di impatto ambientale, targato Toto Holding spa attraverso la propria società Renexia, che in meno di otto anni porterebbe alla nascita di un impianto off-shore dotato di 190 torri-turbine galleggianti, alte fino a 256 metri, per una potenza installata pari a 2,79 Gw ed una produzione stimata annua di 9 Twh, ancorate a fondali con una profondità tra 100 e 680 metri. Secondo la stima di Renexia, darebbe lavoro a 6.600 persone nei sei anni necessari alla costruzione e a 680 a tempo pieno nei 25 anni di gestione.
L’OWF (Offshore Wind Farm) ricadrebbe in gran parte nell’area geografica GSA16, zona con una produzione di 144,5 milioni di euro in termini di sbarco del pescato. L’area – dice Renexia – subirebbe una riduzione in termini di produzione dell’1%, pari a 1,4 milioni di euro, per un settore già in ginocchio per il caro gasolio. Ma la ricerca Flai Cgil smonta e smentisce dati e rappresentazione d’impatto.
Sul tavolo dell’incontro, le criticità ma pure le proposte, a partire dalle misure compensative connesse all’apertura di altre zone di pesca finora vietate ai pescherecci italiani.
“È un primo contatto per una tutela autentica di tutti gli interessi in gioco – dichiara Cristina Ciminnisi – . Se da un lato apprezziamo che un importante progetto sulle rinnovabili come quello che propone Renexia ricada sul nostro territorio, dobbiamo dall’altro essere vigili sentinelle affinché ogni aspetto venga tenuto in debita considerazione. Mi attiverò affinché tutte le istanze meritevoli di tutela abbiano giusto riconoscimento nelle sedi opportune, fiduciosa che si riuscirà a trovare un equilibrio”. Per Trizzino, “a oggi in sede di valutazione ambientale abbiamo trovato poca documentazione relativa all’impatto che questa struttura potrebbe avere sulla pesca. Ecco perché ho sentito il dovere di accettare l’invito a incontrare i pescatori di Mazara del Vallo”.
L’armatore Maurizio Giacalone giudica “fondamentale aver messo sul tavolo le criticità relative alla riduzione della nostra attività, poiché i pescatori normalmente impegnati nella zona destinata all’impianto si sposteranno su altre aree marine, aumentando la concentrazione di pescherecci, per tacere delle conseguenze in termini di intensificazione del traffico marittimo anche dei mercantili e quindi di sicurezza e, soprattutto, delle perdite economiche e occupazionali. Sia chiaro: noi siamo a favore delle energie alternative, perciò preferiamo le proposte alle proteste. La prima e più importante, l’apertura della zona GSA21, quella più vicina alla Libia e attualmente preclusa”.
Lo scorso 21 ottobre nel corso di un convegno ai Cantieri Culturali di Palermo promosso da Flai Cigl, è stata presentata la ricerca “La pesca nel Med Wind” finanziata dal Mipaaf e coordinata dal biologo marino Franco Andaloro, che ha studiato impatto socio-economico del futuro parco eolico sulla pesca siciliana.

“Il nostro obiettivo – ha tirato le somme Antonio Pucillo, responsabile del Dipartimento pesca della Flai nazionale – è valutare l’impatto di questa opera sulle attività di pesca nell’area interessata, per una concertazione che tenga conto di tutti i fattori in campo. Siamo a favore del progetto, ma la sua realizzazione non deve avvenire a discapito di marinerie già provate dalla crisi”.
“Dal nostro punto di vista – ha sottolineato Tonino Russo, segretario generale della Flai Cgil Sicilia – vanno valutate e concertate tutte le misure di mitigazione e di compensazione che si renderanno necessarie, visto che l’impatto sulle attività di pesca dell’area ci sarà”.

“Nessuno di noi può essere contrario a decarbonizzare le attività produttive – spiega Giovanni Basciano, vicepresidente nazionale AGCI Agrital e responsabile Pesca AGCI Sicilia – ma non si può decidere di farlo attraverso la drastica sottrazione di aree alla pesca a strascico, che ormai tra i limiti imposti da aree di protezione, cavidotti, oleodotti, distanze dalla costa, profondità superiori ai 50 m ed inferiori ai 1000, e via proibendo, ha sempre meno mare accessibile. Oltre questa richiesta di concessione del mega parco Med Wind, per la quale ci siamo espressi ufficialmente contrari, numerose altre sono in via di presentazione e riempiranno tutte le coste meridionali della nostra isola, da Marettimo a Pozzallo. Le necessaria riconversione energetica non può essere pagata dai pescatori siciliani”.
La ricerca Flai Cigl evidenzia come i dati diffusi da Renexia di una contrazione del pescato pari a solo 1% rispetto il valore attuale minimizzano l’impatto reale derivante dall’esclusione della pesca nell’area occupata dall’OWF. L’analisi prende in esame solo la zona GSA 16, ma il parco eolico offshore occupa anche la GSA 10; inoltre non si tiene conto delle aree già interdette alla pesca dalle norme o non pescabile per profondità o geomorfologia dei fondali. L’OWF, rileva la ricerca coordinata dall’ecologo Franco Andaloro, rischia di sottrarre il 50% della produzione alle 139 imbarcazioni a strascico e alle 18 a grandi pelagici delle flotte che operano nell’area, quelle di Mazara del Vallo, Marsala, Trapani e delle stesse Isole Egadi. Si tratta di imbarcazioni adibite alla pesca del gambero rosso e di altre specie, al tonno e pescespada, tra le 470 presenti nella zona, che impegnano 1066 pescatori.
“Il tema – ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino – è governare i necessari processi di transizione energetica rispettando le esigenze dei lavoratori” attraverso “una concertazione puntuale con le categorie e i pescatori delle realtà locali interessate”, come indicano anche le disposizione europee. Concertazione che dovrebbe includere i temi della localizzazione e del dimensionamento dell’impianto. Anche nell’ipotesi di riduzione da 2.500 Kmq a 800 Kmq “l’area effettivamente sottratta alla pesca non diminuisce, in quanto la riduzione esclude aree non strascicabili e nelle quali non si può effettuare la pesca con i palangari per tonno e pescespada, che sono le attività più colpite”.
Lo studio rileva che non è ancora possibile immaginare pienamente l’effetto che l’impianto potrà avere sulle risorse ittiche, ma che è possibile ritenere che si andrà a una profonda modificazione della biodiversità dell’area e dell’intero ecosistema. Una delle ipotesi avanzate dalla Flai è una realizzazione dell’impianto per piccoli moduli sottoposti a un organismo di monitoraggio indipendente, applicando un approccio adattativo. “Andiamo avanti con le energie alternative – è la posizione conclusiva della Flai – eolico, solare e quant’altro. Avendo però cura di quello che accade alla terra e al mare, delle ricadute sul mondo del lavoro e sulle comunità locali. Riteniamo che una concertazione continua e supportata da dati e informazioni scientifiche sia fondamentale”.
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