Tornano le Province in Sicilia: CdM impugna undicesimo commissariamento, Schifani annuncia reintroduzione con elezione diretta
La Consulta ha sentenziato nel 2021 che l’attuale disciplina sui sindaci delle Città Metropolitane “è in contrasto con il principio di uguaglianza del voto e pregiudica la responsabilità politica del vertice dell’ente nei confronti degli elettori”.
Lo scorso 10 ottobre il CdM del governo Draghi ha impugnato la legge regionale che per l’undicesima volta aveva commissariato presidenti e consigli delle ex Province siciliane. Ieri l’annuncio di Schifani: «Subito una soluzione legislativa per ripristinarle».
«Uno dei primi atti del mio governo dovrà essere quello di trovare una soluzione legislativa che permetta di reintrodurre le vecchie Province e con elezione diretta. Non è un fattore squisitamente elettorale o campanilista, ma oggi mancano gli interlocutori per alcuni servizi di base. È necessaria una presenza istituzionale sul territorio più efficace, più capillare. Presenteremo un disegno di legge in questa direzione, e spero che su questo ci possa essere collaborazione anche con le opposizioni».
Lo ha detto ieri il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, durante la cerimonia di consegna delle lauree e di inaugurazione dell’anno accademico 2022/2023 della Facoltà di Medicina e Farmacia dell’Università rumena “Dunărea de Jos” din Galați a Enna.

Tra gli ultimi atti del Governo Draghi, nel Cdm del 10 ottobre 2022 sono stati impugnati alcuni articoli della legge finanziaria 16/2022 della Regione Siciliana. L’articolo 13, comma 43, rinvia al 2023 l’elezione dei presidenti dei Liberi consorzi comunali e dei Consigli metropolitani e proroga al 31 agosto 2023 le funzioni degli attuali commissari straordinari che svolgono le funzioni di presidente dei liberi Consorzi comunali, in attesa delle elezioni di II livello previste in origine dalla legge regionale n. 15/2015. Dal 2015 ad oggi, la Regione ha rinviato ben undici volte le elezioni degli organi dei liberi Consorzi comunali e delle Città metropolitane prorogando contemporaneamente la gestione commissariale degli enti di area vasta.
Il continuo protrarsi dei commissariamenti degli enti di area vasta determina in conclusione una derivazione e dipendenza degli stessi dall’ente regionale in dispregio della loro autonomia e del principio di riforma sancito dalla legge Delrio, che concepisce gli enti di area vasta come espressione del livello di governo inferiore (comunale) e non superiore, come di fatto si è realizzato.
Con la sentenza n. 240/2021, la Corte costituzionale ha di fatto bocciato, pur non dichiarandole espressamente illegittime, le disposizioni contenute nella riforma degli enti di area vasta varata con la legge Delrio, dove si prevede che “il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco del comune capoluogo” (art.1, comma 19 della legge 56/2014), e le corrispondenti norme della regione Siciliana che hanno reso il sindaco della Città metropolitana una carica non elettiva a differenza del presidente della Provincia (sostituita in Sicilia dal Libero consorzio comunale), che viene eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali del territorio.
La Consulta afferma che si rende urgente un riassetto degli organi delle Città Metropolitane, “risultando del tutto ingiustificato il diverso trattamento riservato agli elettori residenti nel territorio della Città metropolitana rispetto a quello delineato per gli elettori residenti nelle Province”.
La bocciatura però non fa scattare in automatico l’elezione diretta per i sindaci metropolitani, perché, ha ricordato la Consulta, spetta al legislatore, e non alla Corte costituzionale, introdurre norme che assicurino ai cittadini la possibilità di eleggere, in via diretta o indiretta, i sindaci delle Città metropolitane.
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