Scontri comizio Meloni a Palermo. Di Gangi: “Segnale preoccupante. Occorre chiarire i fatti. ”
“Quanto avvenuto ieri in centro a Palermo, con scene di violenza inspiegabile da parte delle forze dell’ordine contro alcuni manifestanti e giornalisti, è un fatto estremamente grave”.
«Lo è perché è sembrata venire meno quella che avrebbe dovuto essere una cosa ovvia: tutti hanno il diritto di manifestare ed esprimere la propria opinione, purché ovviamente non compiano violenze di alcun tipo».
Lo dichiara la consigliera comunale Mariangela Di Gangi, in riferimento ai disordini a Palermo in occasione del comizio di Giorgia Meloni. Le forze dell’ordine hanno bloccato il corteo di manifestanti radunati in via Ruggero Settimo, impedendogli di raggiungere Piazza Politeama dove doveva parlare la leader di Fratelli d’Italia.
«Ieri sera – continua Di Ganci – chi era sceso in strada per manifestare il proprio dissenso, lo stava facendo pacificamente, esercitando un proprio diritto. È altrettanto ovvio, del resto, che le forze di Polizia e la Questura abbiano il preciso dovere di garantire a tutti tale diritto, garantendo al contempo l’ordine pubblico.
Invece ieri le forze dell’ordine sembravano avere un’altra priorità: quella di garantire il diritto di manifestazione e parola ad una forza politica (e davvero ha poca importanza quale fosse) negandolo a decine di cittadini che non hanno commesso alcun reato né hanno minacciato di farlo.
Credo sia quantomeno opportuno che qualcuno spieghi perché e chi ha deciso – creando, sì, tensioni che fino a quel momento non c’erano state – che un corteo di cittadini e cittadine non potesse defluire liberamente, nel momento in cui era chiaro che non vi era alcuna intenzione di interferire con la manifestazione di Fratelli d’Italia.
In una campagna elettorale che fin qui è stata, almeno nella nostra città, sostanzialmente civile, pur nella forte divergenza di opinioni fra le parti – conclude Di Ganci – non vorremmo che proprio dalle forze dell’ordine arrivasse un primo allarmante segnale di quella che eufemisticamente potremmo definire una preoccupante caduta di stile istituzionale».
Giorgia Meloni dal palco ha commentato: «Siamo fieri di quello che siamo, non abbiamo bisogno di impedire agli altri di parlare. È quando non sai che dire o non hai risposte dignitose da dare che devi impedire agli altri di esprimersi».
Anche alcuni cronisti che si trovavano tra la polizia e i manifestanti mentre gli agenti caricavano i contestatori dopo il tentativo di raggiungere la piazza dove stava parlando la leader di Fdi hanno ricevuto spintoni. Una giornalista è caduta per terra, un altro che stava fotografando un manifestante che mostrava un cartello di protesta, prima della carica, è stato identificato.
Solidarietà ai giornalisti coinvolti nei disordini da parte di Assostampa FNSI e Comitato di redazione di Repubblica.
«Il Cdr di Repubblica esprime solidarietà alla collega della redazione di Palermo, Alessia Candito, colpita da due manganellate e fatta cadere a terra mentre documentava l’intervento della polizia nei confronti di alcuni manifestanti scesi in piazza per contestare il comizio di Giorgia Meloni. Alessia si è più volte qualificata come giornalista, ma nonostante questo le è stato impedito con violenza dalla polizia di svolgere il proprio lavoro. Il Cdr giudica inaccettabile e condanna con fermezza quanto accaduto a Palermo. Le forze dell’ordine hanno il dovere di garantire il tranquillo svolgimento di una manifestazione politica, ma ai cronisti, impegnati nelle piazze a raccontare la campagna elettorale, non deve essere negata la possibilità di documentare quanto avviene».
«Purtroppo – si legge in una nota di Assostampa Sicilia e del Gruppo cronisti regionale – quello che è avvenuto ieri sera in pieno centro è grave perché non ha consentito ai colleghi di svolgere al meglio il loro lavoro, mettendo a repentaglio in alcuni casi, come quello della cronista di Repubblica Alessia Candito, addirittura la propria incolumità personale. Al di là dei comprensibili momenti di tensione che spesso possono avvenire in situazioni del genere, non è accettabile che tra le forze di polizia prevalga un modus operandi che non distingue chi è lì per documentare quanto accade e chi è lì per manifestare».
«È inaccettabile che per onorare il diritto-dovere di cronaca giornaliste e giornalisti debbano vedere messa a rischio la propria incolumità. Se da un lato – rileva la Federazione nazionale della stampa italiana-Fnsi – è comprensibile che la concitazione del momento possa portare a deplorevoli incidenti, dall’altro è necessario che le forze dell’ordine mantengano sempre il massimo impegno per garantire agli operatori dei media le migliori condizioni di lavoro possibili, in piena sicurezza».