Inceneritore a Partinico, no del Comune alla Regione. Nessuna funzione utile all’emergenza rifiuti

Annunciata mobilitazione contro il governo regionale, che vuole inceneritori come quello progettato a Partinico e boccia invece gli impianti di trattamento e produzione di biometano e valorizzazione dell’organico, come quello di San Filippo del Mela, sbloccato dai giudici del TAR.

La Regione sta valutando l’autorizzazione di una “Piattaforma polifunzionale di trattamento rifiuti solidi speciali e non, sita nell’agglomerato industriale di Contrada Sant’Anna in Partinico (Palermo)”.

Legambiente: “Nessuna funzione utile all’emergenza rifiuti”. Trizzino (M5S): “Progetto non coerente con il piano regionale”. Fuoco, Ferlino, La Torre (RC): “Gli inceneritori non giocano nessun ruolo positivo sulle politiche di riduzione dei rifiuti, né su quelle del riuso, né su quelle del riciclo. Anche quelli più moderni procurano emissioni nocive”.

L’economia si sta spostando sempre più verso un modello circolare, che vede i rifiuti come materie prime secondarie da reimmettere nel ciclo produttivo. L’Unione Europea, nella sua strategia di trattamento dei rifiuti indica di non costruire nuovi inceneritori, mentre indica nel riciclo e nel recupero di materia le vie principali di trattamento.

Pochi giorni fa il TAR ha annullato il provvedimento con il quale l’assessorato regionale al Territorio Ambiente aveva negato la realizzazione, nel Comune di San Filippo del Mela (Me), di un nuovo impianto di trattamento e recupero della frazione organica dei rifiuti urbani (FORSU) pari a 75.000 t/a, con produzione di biometano da immettere in rete e compost per gli usi agricoli.

Contro l’inceneritore voluto dalla Regione a Partinico, mobilitazione dei deputati regionali Trizzino (M5S), Palmeri (Verdi) e nazionale Suriano (Rifondazione) insieme con Legambiente, Zero Wast, Rifiuti Zero, Articolo Uno, Verdi, ON e Rifondazione

“No, no e ancora no. Sembrava una boutade estiva, la convocazione di una conferenza dei servizi per dare il via libera al progetto di un co-inceneritore fuori da qualsiasi strumento di pianificazione, a partire dal Piano regionale dei rifiuti. Invece, qualche giorno fa, la conferenza si è svolta davvero, trasformandosi in un flop clamoroso dopo avere incassato, oltre alla nostra opposizione, il parere negativo, formale e scritto, dello stesso Comune di Partinico”. Lo dichiara Giampiero Trizzino, deputato dell’Assemblea regionale siciliana, che, dopo la denuncia di Legambiente, fa fronte comune contro l’iniziativa del governo Musumeci insieme con la stessa associazione ambientalista, Zero Waste, Rifiuti Zero e i colleghi Valentina Palmeri (Verdi), Simona Suriano (deputata nazionale Manifesta-Partito della Rifondazione Comunista) e i rappresentanti di Articolo Uno, Verdi, ON e Rifondazione Comunista.
Valentina Palmeri, deputato Verdi Europa Verde all’ars, rincara: “Informerò il responsabile del procedimento sulla violazione delle norme vincolanti in materia di appalti pubblici per il campo dei rifiuti urbani. Inoltre è da evidenziare la grave mancanza della riapertura dei termini per le osservazioni, visto che il 22 giugno la ditta ha prodotto un nuovo studio di impatto ambientale e il modello di ricaduta, nonché la modifica dell’elenco dei rifiuti che intende trattare, quindi gli elementi essenziali per le osservazioni. Il destino dei territori non può essere determinato da un privato”.
“Il Comune di Partinico, Settore Pianificazione e sviluppo del territorio – spiegano i tre deputati e i rappresentanti delle sigle – mette nero su bianco nel proprio parere le innumerevoli falle del progetto, localizzato nell’agglomerato industriale di contrada Sant’Anna, promosso dalla Società Iperdue srl. Nel mare di incongruenze amministrative, segnaliamo la carenza, negli elaborati integrati, di indicazioni in merito alla rete viaria, alla progettazione di massima della rete fognante, idrica, telefonica, del gas, di distribuzione di energia elettrica e della pubblica illuminazione nonché di ogni altra infrastruttura necessaria alla destinazione dell’insediamento, agli elenchi catastali delle proprietà da espropriare o vincolare, persino alla previsione di massima delle spese necessarie per l’attuazione del piano. Mancano dati tecnici sulla provenienza delle acque industriali, e di uso igienico sanitario e potabile, sulla sorte dei reflui industriali, sugli strumenti urbanistici necessari”.
Federica Fuoco, Frank Ferlisi e Ramon La Torre di Rifondazione Comunista aggiungono: “Gli inceneritori non giocano nessun ruolo positivo sulle politiche di riduzione dei rifiuti, né su quelle del riuso, né su quelle del riciclo. Anche quelli più moderni procurano emissioni nocive. Quei territori, già mortificati dalle conseguenze ambientali della distilleria più grande d’Europa, hanno forti vocazioni agro-turistiche. Dobbiamo lavorare per costruire la città sostenibile e circolare, dalle cui politiche dipendono molti dei finanziamenti del Pnrr”.

“Siamo ben lontani dall’uscire dall’emergenza se si continua solo a proporre come soluzione di breve e lungo periodo la realizzazione di inceneritori o l’ampliamento di vecchie discariche – dichiara Tommaso Castronovo, responsabile Rifiuti ed Economia Circolare di Legambiente Sicilia.

Il progetto dell’inceneritore di Partitico – spiega una nota di Legambiente Sicilia – prevede il trattamento di oltre 190.000 tonnellate annui di rifiuti solidi non pericolosi e pericolosi, con una linea dedicata all’incenerimento di parte dei rifiuti ricevuti e trattati in piattaforma. L’impianto in questione, dall’esame del progetto, non svolgerebbe di fatto alcuna funzione utile alla gestione dell’emergenza dei rifiuti e, soprattutto, non si inserisce tra quegli impianti utili al recupero e al riciclo a servizio della raccolta differenziata e dell’economia circolare e, di certo, non contribuisce alla riduzione delle emissioni CO2 e al contrasto dei cambiamenti climatici.
Sono ben altri gli impianti che occorrono al territorio particenese e ai comuni limitrofi, che in questi anni stanno facendo passi avanti nella raccolta differenziata, sfiorando in diversi centri anche il 75%. Eppure, ad oggi, sono del tutto sprovvisti di impianti a servizio proprio del recupero e del riciclo, come quelli di biodigestione anerobica per produrre biometano e compost, o impianti di trattamento e riciclo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) da cui recuperare le terre rare, o pannolini usa getta da cui ricavare cellulosa, o altri impianti per il riciclo di plastica, carta, vetro, metalli e legno.
Dopo il via libera lanciato dal governo Musumeci per la realizzazione di due inceneritori che dovrebbero bruciare oltre 900.000 tonnellate all’anno, pari al 50% dei rifiuti urbani complessivamente prodotti nella nostra regione, sembrerebbe che i buoi siano scappati dalle stalle e che oggi vecchi e nuovi imprenditori della “munnizza” si apprestino a presentare progetti per il trattamento dei rifiuti che ne prevedono anche l’incenerimento.


(Nella foto, da sinistra: Simona Suriano, Giampiero Trizzino, Valentina Palmeri)

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