Rifiuti invadono Sicilia priva d’impianti, cronaca di un disastro annunciato. Sindaci contro inerzia governo Musumeci. Il caso Mazzarrà
L’emergenza irrisolta diventa disastro. La mancata realizzazione degli impianti di conferimento programmati in Sicilia comporta costi insostenibili (500 euro a tonnellata) da parte dei Comuni, quindi dei cittadini, per conferire i rifiuti in altre Regioni o addirittura all’estero.
Incomprensibile la funzione e l’operato della CTS – la Commissione Tecnico Specialistica nominata dall’assessorato Territorio e Ambiente – organismo che, in un sistema da anni in così grave emergenza, non semplifica ma moltiplica e rallenta i passaggi dei procedimenti di autorizzazione.

La Regione pianifica senza realizzare. I sindaci siciliani contestano a Musumeci che il ritardo e l’inerzia nell’emettere i provvedimenti autorizzatori di nuovi impianti, determinano l’impossibilità di conferire i rifiuti, che sempre più a lungo restano per le strade. I Comuni non sono in grado di contenere la conseguente emergenza igienico-sanitaria, di cui non possono essere considerati responsabili. La beffa è che la Sicilia deve pagare, a costi spropositati, gli investimenti fatti in altre Regioni che invece gestiscono virtuosamente il ciclo dei rifiuti.
Lo scorso 11 aprile, 57 sindaci della SRR Messina Provincia (Società per la Regolamentazione del servizio di gestione dei Rifiuti) hanno scritto al Presidente della Regione, a tutte le competenti istituzioni regionali e al Prefetto di Messina dando nuovamente l’allarme per il sistema di conferimento dei rifiuti dell’Isola, prossimo al collasso.

Poco più di un anno prima, il 22 marzo 2021, 90 sindaci avevano avanzato delle proposte – rimaste inascoltate – scrivendo all’assessorato regionale all’Energia ed ai Servizi di Pubblica Utilità sull’impossibilità di conferire rifiuti indifferenziati, per la mancanza di impianti. Questo in occasione della chiusura della discarica per rifiuti solidi urbani non pericolosi della Sicula Trasporti a Lentini (SR), di cui si servivano la maggior parte dei Comuni dell’Isola. In ragione dei rischi concreti di vedere l’emergenza diventare disastro, si sollecitava il Governo Musumeci all’individuazione di impianti per rifiuti indifferenziati e umidi in altre Regioni italiane, consentendo alle SRR di definire prezzi calmierati di trasporto, e nel contempo ad accelerare le procedure per le autorizzazioni relative al trattamento dei rifiuti in impianti nuovi o da riconvertire nell’Isola.
A distanza di un anno, i sindaci denunciano che “i Comuni sono oggi chiamati a riconoscere il pagamento, alle attuali discariche presenti sul territorio siciliano, di tariffe particolarmente onerose che si attestano intorno a 270 euro per tonnellata! Ciò è irriverente nei confronti della finanza pubblica e non è assolutamente sostenibile né dal punto di vista ambientale che economico e finanziario. I bilanci comunali sono completamente assorbiti dalle voci di trasporto e di conferimento dei rifiuti.
Il livello dello standard di erogazione dei servizi è in continuo decremento mentre quelli del conferimento e del trasporto sono in costante aumento. Ciò non consente, e non lo consentirà più entro brevissimo tempo, di mantenere gli attuali standards di raccolta differenziata, determinando l’immediata vanificazione di tutti gli sforzi fatti finora, dalle Amministrazioni e dai Cittadini, in termini di sostenibilità ambientale e di rispetto della vigente normativa”.
“Non è più sostenibile chiedere ai cittadini già vessati dall’emergenza COVID e dalla sempre più evidente crisi finanziaria il pagamento di tariffe sempre più onerose a fronte di eguali servizi o, il più delle volte addirittura ridotti.
Non è più possibile – prosegue la nota – che i rifiuti facciano il tour fra la Sicilia Orientale e quella Occidentale con costi a carico della finanza pubblica. È osceno che i Comuni debbano andare incontro al dissesto finanziario a causa del conferimento dei rifiuti.
Ormai è chiarissimo che la Sicilia necessita di essere dotata di impianti per il trattamento dei rifiuti tali da consentire il potenziamento delle attuali performances raggiunte e la riduzione dei prezzi di trattamento e conferimento. Diversamente saremo inesorabilmente destinati a piombare nella più critica delle emergenze igienico-sanitarie, non certamente ascrivibile ai Sindaci ma unicamente alla penuria – forse è meglio dire assenza – di impianti in Sicilia, determinata dalla miopia e dall’inerzia di chi è deputato a verificare ed autorizzare l’attivazione degli stessi.”
Oggi più che mai è necessario agire – in termini risolutori – poiché nelle prossime settimane il già precario sistema è destinato, inesorabilmente, a crollare facendo piombare la Sicilia in una gravissima emergenza igienico-sanitaria la cui soluzione non sarà certamente quella di conferire i rifiuti in altre Regioni o addirittura all’Estero – perché è di questo che si parla già da tempo nell’Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità – a costi la cui insostenibilità (circa 500 euro per tonnellata) è caratterizzata anche dal fatto che i rifiuti provengono da una Regione, la Sicilia, che non ha mai dato seguito, senonché solo in termini pianificatori, alla effettiva realizzazione degli impianti. Oltre al danno la beffa! Paghiamo gli investimenti fatti da altre Regioni!”
Il caso emblematico del ritardo nell’autorizzazione dell’impianto di Mazzarrà-Sant’Andrea

“La nostra SRR Messina Provincia S.C.p.A. (la SRR più grande in termini di compagine societaria, con i 57 Comuni che ne fanno parte) dopo aver pubblicamente individuato il Concessionario il 15 marzo 2021, dunque oltre un anno fa, ha incardinato presso l’assessorato Territorio ed Ambiente il procedimento di autorizzazione per il rilascio del PAUR per la realizzazione di un polo impiantistico – da realizzare a Mazzarrà Sant’Andrea – presso il quale potranno essere trattati i rifiuti indifferenziati e l’umido”.
“Il polo impiantistico, una volta realizzato – spiegano i sindaci – consentirebbe all’intero territorio metropolitano di Messina di conferire i rifiuti riducendo di oltre il 40% i costi di conferimento e di annullare i costi di trasporto.
I rifiuti indifferenziati verrebbero conferiti sostenendo un importo di circa 130 euro per tonnellata a fronte dei 270 di oggi mentre il rifiuto umido verrebbe conferito a circa 80 euro per tonnellata a fronte di 240 euro. Ciò si tradurrebbe in una effettiva, immediata, corretta e sostenibile gestione del ciclo dei rifiuti, sia dal punto di vista ambientale che finanziario”.

“Ebbene, continuiamo a non comprendere i motivi – incalzano i sindaci firmatari – per i quali, a distanza di oltre un anno, nel rispetto delle previsioni di cui alle Ordinanze del Presidente della Regione Siciliana che, in caso di impiantistica pubblica, avrebbero ridotto ad un terzo la tempistica necessaria al rilascio delle autorizzazioni ambientali, ancora oggi, nonostante le sempre più crescenti ed evidenti difficoltà che rasentano l’impossibilità a ‘pagare’ le discariche ed i conferitori privati, con la gravissima crisi igienico-sanitaria alle porte, l’assessorato Territorio ed Ambiente e la Commissione Tecnica Specialistica – pur avendo acquisito i pareri e concluso l’iter delle conferenze di servizio già a dicembre scorso – hanno, apparentemente in maniera ingiustificata, bloccato l’iter non provvedendo al rilascio del provvedimento autorizzatorio che consentirà, nell’arco di 14 mesi, la realizzazione dell’opera e, consentiteci, la risoluzione definitiva dell’emergenza rifiuti”.
La responsabilità della “Commissione Tecnica Specialistica” nei ritardi delle autorizzazioni degli impianti di conferimento e trattamento dei rifiuti

Anche nel caso del nuovo impianto di Mazzarrà, la Cts dell’ARTA ha evidentemente impedito il procedimento di rilascio del PAUR per un tempo irragionevole. L’art. 27 bis del D.Lgs 152/2006, che regolamenta con tempi perentori i procedimenti di emanazione del PAUR, non prescrive l’istituzione della Cts, che in Sicilia svolge la sua attività emanando due pareri, intermedio e conclusivo, con l’effetto innegabile di un rallentamento di tutti i procedimenti, per un periodo di circa due anni oltre i tempi stabiliti.
Il parere istruttorio intermedio, rilasciato dalla Cts con una tempistica anche superiore a un anno, suggerisce agli enti deputati di esprimere pareri e quali procedure seguire, anche se gli stessi enti le conoscono bene (anzi meglio della Cts, per ovvie motivazioni). Il parere istruttorio conclusivo risulta essere in sostanza una mera duplicazione dei pareri già espressi in conferenza di servizi degli enti competenti. Pertanto l’attività del Cts comporta una dilatazione dei termini dei procedimenti di oltre due anni, senza alcuna reale motivazione, in violazione anche delle disposizioni assessoriali che dettano termini perentori (120 giorni) per l’arco temporale dalla data di convocazione della conferenza dei servizi alla decretazione del provvedimento autorizzatorio PAUR. L’attuazione delle norme vigenti sui principi di semplificazione e accelerazione dei procedimenti amministrativi imporrebbe quindi di eliminare immediatamente la Cts, responsabile dei ritardi.
“Avendo partecipato ad ECOMED e sentito le parole del presidente Musumeci, riteniamo utile ribadire – continua la nota dei sindaci – che il rilascio delle autorizzazioni non dipende esclusivamente dalla certamente farraginosa legislazione ambientale, ma anche dalla speditezza di chi è deputato a rilasciarle, soprattutto a seguito del completamento di un iter. Segnaliamo ancora una volta che la mancata attivazione dell’impiantistica pubblica in Sicilia, come anche il ritardo e l’inerzia nell’emettere gli eventuali provvedimenti autorizzatori, determinerà l’impossibilità a conferire i rifiuti che, non essendoci impianti, resteranno per le strade”.
I Comuni – concludono i 57 sindaci – non potranno tener testa all’emergenza igienico-sanitaria che ne conseguirà, né esserne considerati responsabili.
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