De Luca contro Musumeci: “Non usa poteri Statuto Sicilia per modificare restrizioni Dpcm antiCovid”

Il sindaco metropolitano di Messina rimprovera il governatore della Sicilia Nello Musumeci, perché non usa i poteri della Regione autonoma per diminuire le limitazioni sulla chiusura degli esercizi pubblici, analogamente a quanto fatto dal presidente della provincia autonoma di Trento.

In diretta streaming dal suo account Facebook De Luca ieri sera ha contestato la modalità “remissiva” con cui il presidente Musumeci avrebbe chiesto al premier Conte l’autorizzazione di agire in deroga al DPCM antiCovid del 24 ottobre, sulla chiusura di alcune attività commerciali e produttive.

“Suggerisco a Musumeci che tale facoltà è già riconosciuta alle Regione dal decreto legge n. 33/2020. La stessa Provincia Autonoma di Trento si è avvalsa di tale previsione normativa”, dichiara De Luca. “Inoltre, il nostro Statuto regionale prevede che l’industria e il commercio, la distribuzione di prodotti agricoli, siano di esclusiva potestà regionale, mentre la sanità ripartita con lo Stato. Pertanto, il presidente Musumeci questi poteri già li possiede. Considerando che il nostro quadro epidemiologico dimostra che l’indice RT è 1.28, inferiore a quello nazionale, pari a 1,50, non ci capisce perché non sia al lavoro per un’ordinanza regionale che preveda misure derogatorie in senso ampliativo”, supportata dalla graduatoria nazionale tra le Regioni per indice di contagio, che vede la Sicilia al 16° posto. “Proprio nel momento in cui si dovrebbe agire con tempestività, prevedendo anche il coinvolgimento dei sindaci – che stanno in trincea – si attendono pareri da Roma, penalizzando ulteriormente i siciliani, che osservano le regole e riescono a mantenere un basso indice di contagio a causa delle condotte irresponsabili attuate da chi, tali regole, pensa di poterle violare”.

De Luca ha ricordato che sulla chiusura degli hotspot di accoglienza dei migranti, Musumeci non esitò ad emanare un ordinanza, ben sapendo che il Governo l’avrebbe impugnata, come avvenne. Roma potrebbe impugnare un eventuale provvedimento del governatore che mitiga le restrizioni, ma per la procedura di un parere di merito occorrono al minimo una ventina di giorni, che permetterebbero verosimilmente alla Sicilia in ogni caso di arrivare oltre la metà di novembre con regole «autonome» adottate in forza del suo Statuto. Il sindaco di Messina aveva attaccato Musumeci anche nei giorni scorsi, per l’ordinanza con cui ha tra l’altro imposto il coprifuoco in Sicilia dalle 23 alle 5.

Musumeci ieri ha pubblicato sul proprio profilo un’immagine con cui “bolla” De Luca come autore di fake-news, a sottolineare come non vi sia affatto alcuna intesa di vedute in merito con il sindaco di Messina.
Per conto del governatore interviene Alessandro Aricò di DB, il quale annuncia un disegno di legge regionale: «Alcune misure restrittive previste dal decreto del presidente del Consiglio sono troppo penalizzanti, ad esempio quelle relative alle chiusure molto anticipate nel settore della ristorazione. Bene farà, pertanto, la giunta Musumeci ad approvare il ddl annunciato dal governatore per consentire delle deroghe e limitare alcune misure restrittive. L’Ars faccia fronte comune per tutelare i diritti dei siciliani».

Dario Fidora

Direttore responsabile