Sea Watch forza il blocco e attracca a Lampedusa, migranti sbarcano, comandante arrestata
Sbarcati i 40 migranti rimasti a bordo, trasferiti al centro di accoglienza sull’isola. Conte da Osaka aveva già annunciato che tre o quattro paesi sono disponibili alla redistribuzione dei migranti della Sea Watch

La Sea Watch, dopo 16 giorni dal salvataggio in mare dei migranti e tre giorni di attesa al largo di Lampedusa, è entrata nel porto dell’isola. Il comandante ha deciso di procedere nonostante la mancanza di autorizzazioni da parte delle autorità. Una motovedetta della Guardia di Finanza dopo avere intimato l’alt ha tentato di interporsi tra la Sea Watch e la banchina, ma la nave seppure molto lentamente ha raggiunto l’attracco. Durante le manovre la motovedetta e la nave si sono toccate pare per un’istante, l’imbarcazione della Gdf è riuscità però a sfilarsi senza conseguenze per l’equipaggio.
I finanzieri hanno prelevato a bordo e arrestato la comandante Carola Rackete, che rischia, tra varie imputazioni, una condanna da 3 a dieci anni per violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione: resistenza o violenza contro nave da guerra.
“Ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi in divisa lavora in mare per la sicurezza di tutti”, afferma il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio in merito all’arresto di Carola Rackete.
“Galera per chi ha rischiato di uccidere militari italiani in servizio, sequestro e blocco della nave pirata, maximulta alla ONG, allontanamento di tutti gli immigrati a bordo, tanta pena per i “complici” di sinistra. Giustizia è fatta, indietro non si torna!” Questo il commento del ministro dell’Interno Matteo Salvini su Facebook. “Se uno schiaccia una motovedetta della Guardia di Finanza contro la banchina è un criminale”.
“Trovo assurda l’escalation di insulti e di toni offensivi registrata nelle ultime ore”, commenta il vicepremier Luigi Di Maio. “Non capisco l’esigenza di mettere in piedi questo circo mediatico. Uno Stato sovrano ha le leggi e le fa rispettare. Punto. La capitana verrà giudicata da giudici sulla base delle leggi dello Stato italiano”.
Marco Travaglio: “Le due propagande opposte e speculari di Sea Watch e Salvini si alimentano a vicenda”. “Salvini ha bisogno di una Sea Watch al giorno per dirottare l’attenzione dalle vere emergenze a quella fasulla: l’immigrazione”.
“Sulla pelle dei migranti, usati come ostaggi e scudi umani, si sta giocando una lunga, cinica e ipocrita gara tutta politica”, ha scritto Marco Travaglio giorni fa sul Fatto quotidiano. “Anche e soprattutto nella cosiddetta Europa, che sta a guardare. Sul piano umanitario, è fin troppo evidente che – stando così le cose – quei 42 disperati devono sbarcare in Italia, com’ è sempre avvenuto, anche sotto il ministro della Cattiveria di un governo tacciato di fascismo e razzismo da chi in casa propria fa ben di peggio. Ma nessuno ci venga a raccontare che da una parte ci sono i buoni (l’eroica capitana) e dall’altra i cattivi (gli italiani xenofobi). O che un governo non ha il diritto-dovere di proteggere i confini da chi vorrebbe decidere le sue politiche migratorie dalla tolda di una nave tedesca con bandierina olandese. E di indicare l’unica via d’accesso all’ Italia per chi ha diritto all’ asilo: quella dei corridoi umanitari. Cioè, parlando con pardon, la via legale”.
“Non possiamo prevedere la decisone della magistratura penale, – è l’appello rivolto a Sergio Mattarella dalla Camera degli Avvocati Immigrazionisti Pugliesi – ma sentiamo il dovere giuridico e morale, di ribadire la sussistenza nella condotta contestata della scriminante dello stato di necessità (art.54 Codice penale) e dell’aver commesso il fatto in adempimento di un dovere (art. 51 C.p.), nell’intento di mettere in salvo le vite umane in osservanza anche dell’art 10 della Costituzione”.
Ricorre quindi l’esclusione della configurabilità di un reato e quindi della sua punibilità, dicono gli avvocati pugliesi: ”Di fronte al silenzio dell’Europa e trovandosi ‘in stato di necessità il Capitano, in prossimità delle acque italiane si è diretta verso Lampedusa. Lo stato di necessita è ciò che ha reso indifferibile l’obbligo di soccorso. Ci preme evidenziare che l’obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso dovere degli Stati. Le scelte politiche insite nell’imposizione di Codici di condotta, o i mutevoli indirizzi impartiti a livello ministeriale o dalle autorità di coordinamento dei soccorsi, non possono ridurre la portata degli obblighi degli Stati che devono garantire nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco in un luogo sicuro“.
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