Corruzione, per Montante condanna a 14 anni. Morra: la sentenza dimostra la gravità del caso

L’ex presidente regionale di Confindustria aveva creato un “governo parallelo” della Sicilia. Era accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione.

Il gup ha condannato con rito abbreviato Antonello Montante a 14 anni di reclusione.
L’ex presidente di Sicindustria era accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo a sistema informatico. Sarebbe stato al centro del cosiddetto “Sistema Montante” una rete spionistica utilizzata per salvaguardare se stesso e colpire gli avversari dandogli la possibilità di essere la testa di un “governo parallelo” in Sicilia. Il pm aveva chiesto 10 anni e 6 mesi.

La condanna di Antonello Montante scuote l’opinione pubblica per il suo ora “imbarazzante” curriculum: responsabile nazionale di Confindustria per la legalità, nonché presidente di Confindustria Sicilia, presidente della Camera di commercio di Caltanissetta, presidente di Unioncamere Sicilia, consigliere di amministrazione del Sole 24 Ore, componente del Consiglio di territorio di UniCredit Sicilia, membro del Comitato locale di sorveglianza della Banca d’Italia di Caltanissetta e componente del direttivo dell’Agenzia per i beni confiscati alle mafie

Nel processo abbreviato che ha condannato Montante e il suo “cerchio magico” erano imputati a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla rivelazione di notizie coperte dal segreto d’ufficio, al favoreggiamento: il colonnello Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta, condannato a 3 anni (chiesti 4 anni e 6 mesi); il sostituto commissario Marco De Angelis , a 4 anni,(chiesti 6 e 11 mesi); il capo della security di Confindustria Diego Di Simone, condannato a 6 anni e 4 mesi (chiesti 7 anni, 1 mese e 10 giorni).
Il questore Andrea Grassi è stato assolto da due capi d’imputazione, ma condannato a un anno e 4 mesi per un altro (chiesti 2 anni e 8 mesi). Assolto il dirigente regionale Alessandro Ferrara (chiesta l’assoluzione). Prosegue col rito ordinario il processo ad altri 13 imputati tra cui l’ex presidente del Senato Renato Schifani, l’ex capo dei servizi segreti Arturo Esposito, il tributarista Angelo Cuva.

Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, ha commentato: “La sentenza e le relative condanne a Montante ed i suoi sodali, presunti servitori dello Stato, dimostrano definitivamente la gravità del cosiddetto sistema Montante. Un punto fermo su questo sistema corruttivo che ha focalizzato l’accesso alle informazioni riservate del ministero dell’Interno per usare queste informazioni come merce di scambio o di ricatto. Mi aspetto prese di posizione nette e chiare dalla politica. Questo processo non termina qui, c’è il dibattimento con rito ordinario per un’altra lunga sequela di imputati che dovranno dirci quanto profondo ed esteso fosse la rete di Montante. Il finto paladino dell’Antimafia, mito di Confindustria Sicilia e amico di troppa politica e pezzi di Stato, con troppa stampa asservita, ha goduto di troppo silenzio. È il momento che si accendano riflettori permanenti su questa vicenda. Ringrazio la magistratura e le forze dell’ordine per il lungo, complesso e delicato lavoro svolto”.

Il Gup Grazia Luparello nel dispositivo di sentenza del processo Montante ha disposto anche il risarcimento alle parti civili.
La cifra di 5.000 euro è stata riconosciuta alla Regione Siciliana e a Graziella Lombardo, Attilio Bolzoni, Gioacchino Genchi, Salvatore Petrotto, Antonino Grippaldi, Gaetano Rabbito, Vladimiro Crisafulli, Pasquale Carlo Tornatore, Marco Benanti, Monica Marino, Fabio Marino, Gildo Matera, Umberto Cortese, Vincenzo Basso.
Un risarcimento di 15mila euro ciascuno è stato riconosciuto a Gianpiero Casagni, Nicolò Marino e Pietro Di Vincenzo.
Risarcimento da 10mila euro per Alfonso Maria Cicero e 30mila euro per l’Ordine dei giornalisti di Sicilia e la Camera di commercio di Caltanissetta. Al Comune di Caltanissetta è stato riconosciuto il risarcimento più alto: 70mila euro.

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