Il rilancio di Micciché e la carta Mineo: ecco il futuro di Forza Italia

Le mosse di Gianfranco Miccichè non sono mai casuali, specie quando si tratta di Forza Italia e degli equilibri interni che spesso hanno determinato le fortune del partito a livello locale.

E la nomina di Andrea Mineo a commissario provinciale rientra nella logica di riaccendere il motore a pochi mesi dalle elezioni europee che, vuoi o non vuoi, con tutta la loro specificità rappresentano un test insidioso.
Perché, malgrado in tutte le ultime consultazioni Forza Italia abbia superato a Palermo ogni più ottimistica previsione, oggi l’aria che tira non profuma di rosa.
La crescita della Lega, anche a queste latitudini, è stata repentina, il lavoro che hanno realizzato i caporali di Matteo Salvini è stato capillare, propizio a creare una rete diffusa paesino per paesino, togliendo linfa a quelli che una volta erano i portatori di voto dei maggiorenti di Forza Italia. La Lega non è concorrente per numeri assoluti, ma qualche danno l’ha prodotto. E nell’immediato e in prospettiva era necessaria una figura capace di lavorare con la base e ricreare un clima di entusiasmo che sembra essere poco più che un nostalgico ricordo.
Andrea Mineo è il profilo ideale per portare la missione a compimento. Innanzitutto, a dispetto dei paladini delle generazioni che l’hanno preceduto, è un nativo di Forza Italia. Nel partito è cresciuto, del partito conosce ogni sfumatura presente e passata, con il partito ha ottenuto significative affermazioni anche ben oltre il livello locale. Consigliere comunale già dal 2012, ha saputo mettere a frutto il metodo di lavoro in auge negli anni d’oro dei berlusconiani, quando i rappresentanti dei quartieri erano tenuti in considerazione quanto il presidente del Senato. Anzi, più corteggiati perché loro i voti li avevano per davvero.
Mineo appartiene a quella cucciolata che dava a Forza Italia una veste meno ministeriale, uno che si è battuto per un tombino da riparare o di una strada da asfaltare come se fosse la presidenza di una municipalizzata, con la stessa perseveranza di chi ambiva a poltrone e ministeri. A ciascuno il suo, seconda la regola non scritta, che essere riconosciuto e riconoscibile nelle piccole comunità produce risultati eterni, che si chiamano riconoscenza, gratitudine. E quindi voti.
Oggi Miccichè ha lanciato il suo razzo luminoso e lo ha fatto esplodere proprio quando la questione delle candidature per le Europee avrebbe potuto creare qualche fastidio in termini di rivalità e perdite di posizioni, specie a Palermo e in un contesto dove riprendersi un seggio a Bruxelles non è scontato.
La nomina di Mineo deve intendersi come il segnale che se Forza Italia vuole continuare ad esistere sul territorio deve ritrovare l’umiltà e la capacità di essere rappresentativa delle istanze sociali di una città come Palermo in cui il divario tra centro e periferie sembra sempre più somigliare alle disastrose situazioni delle grandi metropoli italiane. E un commissario come Mineo che conosce i fondamentali di base è la soluzione che si incastra perfettamente in questo ragionamento, la tessera che completa il puzzle che il presidente dell’Ars vuole creare per arginare il populismo che diventa stritolante e toglie ossigeno in un momento in cui bisogna porsi il problema di un futuro senza l’icona Berlusconi.