Con il premio Francese a lezione di cittadinanza
Aule di scuola che si trasformano e diventano ora una redazione, poi un anfiteatro, infine un laboratorio linguistico senza perdere mai la loro originaria vocazione.
Luogo d’incontro di pensieri resi fluidi da un percorso in cui il giornalismo spalanca le sue porte e fornisce gli accessi alla sala macchine.
Il Premio Francese ha questo merito, entrare nelle scuole con l’umiltà di chi vuole rendere un servizio, senza altri scopi. Non si vendono notizie, l’approccio è didattico, ma lasciandosi alle spalle la cattedra e sporcandosi le mani. E i meriti dell’Ordine dei Giornalisti e della Fondazione Mario e Giuseppe Francese si fondono con la lungimiranza e la disponibilità di chi crede che la scuola possa e debba essere luogo di cultura e d’incontro. E come è doveroso citare in calce a questo articolo i ragazzi che hanno animato gli incontri, dall’altro è più che opportuno sottolineare i meriti della dirigente scolastica del Liceo Scientifico Galilei di Palermo, Rosa Maria Rizzo e della docente coordinatrice del progetto, Claudia Stassi, che sono state le anime silenti e propiziatrici di questo work in progress.
La Seconda D del liceo palermitano ha retto alla grande il gioco dell’azzardo. Non è stata una narrazione nuda e cruda del mestiere di giornalista, piuttosto una visione sperimentale in cui ciò che si è fatto costituirà – almeno si spera – quel bagaglio a mano che potrà essere utile nella vita di tutti i giorni.
Capire come un fatto diventa notizia e perché una notizia pesa più di un’altra, districarsi in un mondo imbottito di fake news, capire il codice genetico dell’informazione, imparare a leggere prima ancora che a scrivere: così sono trascorse le nostre mattine, anche alla sesta ora, quando la stanchezza ti prende persino a 16 anni e la concentrazione è in riserva. Eppure la risposta è stata esaltante, contornata da momenti di purezza intellettuale, quella che ti fa dire cose scomode con la semplicità che talvolta gli stessi giornalisti dimenticano.
E soprattutto cominciare a raccontare la vita di tutti i giorni, senza distinzione tra momenti positivi e denuncia, acquisire la consapevolezza del principio di responsabilità di ciò che si dice. Da queste riflessioni è nato il progetto “10 secondi” un racconto per immagini calibrato sulla durata breve. Una simulazione che è servita a stimolare la curiosità visiva, a osservare ciò che ci circonda abitualmente con l’occhio attento di chi vede e non si limita a guardare.
È venuta fuori la fotografia di un momento, l’istantanea di un attimo che non racconta in maniera esaustiva la vita di una scuola ma ne illustra alcuni particolari. Era ciò che si cercava in questa simulazione, la ricerca di un particolare per insegnare che esso da solo non è e mai dovrà essere il responso finale di un racconto. E ancora, la capacità di vincere il pregiudizio e cercare, cercare e ancora cercare prima di arrivare alla conclusione di un racconto, l’obbligo di non accontentarsi, di non essere banali, di evitare le soluzioni comode, di bandire la superficialità. Forse nessuno di questi ragazzi diventerà mai un giornalista, però se questo famoso bagaglio leggero sarà provvisto di questo carico, certamente saranno cittadini migliori.
PS – Si è trattato di un lavoro collettivo. E come in una vera redazione il contributo di ciascuno ha pari dignità e pari importanza.
Con Angelo Scuderi e Claudia Stassi, gli studenti della Seconda D del Liceo Scientifico Galileo Galilei di Palermo
Giovanni Anello
Federica Barbiera
Andrea Clementi
Daniele Cordaro
Alice Maria Cunsolo
Sofia D’Angelo
Martina Maria Daniere
Matilde Di Girolamo
Gabriele Gambino
Giada Ganci
Roberto Genco
Elisabetta Geraci
Giuseppe Gioia
Simona Greco
Francesco Iovino
Eliana La Mantia
Antonia Lo Cascio
Aurelio Lotti
Riccardo Maniscalco
Giorgia Migliore
Riccardo Molina
Andrea Petrone
Alessandra Raneri
Silvia Ricchiari