Mignosi e l’identikit del piritollo

Enzo Mignosi è una di quelle persone che si ama a pelle. Infatti, poche sono state le giornate condivise e diversi i campi in cui ci siamo misurati negli anni più piacevoli da ricordare.

Ci unisce, tuttavia, la passione per la musica – campo in cui la sua competenza non è inferiore a quella giornalistica – per alcuni aspetti il calcio, una visione scettica del mondo ma che non ci inibisce aperture sentimentali, una certa allergia per le convenzioni, l’incapacità di resistere alla tentazione di cantarla al mondo quando girano gli zebedei.

E stamattina ad Enzo dovevano girare assai, tanto da avere scomodato Leonardo Sciascia e la sua definizione di ominicchi per poi superarlo in curva ripescando negli anfratti della sua memoria, per meglio sottolineare il concetto, un termine del gergo giovanile di qualche decennio fa.

Signori, lì e qui si parla di piritolli. A beneficio di chi ci legge alleghiamo il post che Mignosi ci ha voluto regalare già dalle prime ore del mattino, segno che il giramento de cojones ristagnava già dalla notte. E non si può non volere bene ad uno che in tanti dobbiamo chiamare maestro per rigore e serietà professionale, che magari passa una notte in bianco e invece di darsi al buon vino in alternativa all’abbraccio di Morfeo ci regala queste quattro gocce di cicuta senza mai tralasciare la visone generale e quella particolare, che questa è il bagaglio del grande polemista.

Ciascuno di noi, cittadini della capitale di Sicilia, del piritollo ha un concetto diverso, può sembrare strano ma spesso dipende dalle epoche in cui si è stati anagraficamente giovani e dai quartieri frequentati. Per noi del triangolo Madonie – Abruzzi – Sardegna (si parla di strade, ovviamente) il piritollo era sì un mediocre, ma non solo. C’era vanità esibita nel piritollo e anche codardia, che spesso la prima si usa per celare la seconda. E così tante altre piccole sfumature compongono il quadro genetico del piritollo che è del tutto superfluo dilungarci. Ognuno si tenga le sue.

Il piritollo di Mignosi ha un nome e un cognome, anzi, tanti nomi e cognomi che non appartengono solo al mondo dell’informazione che pure ne ha sfornati assai. E in molte redazioni – badiamo bene, di quelle che scrivono articoli e cercano notizie non delle altre alla spasmodica ricerca di like – si è scatenata la caccia al piritollo. Sarà per caso uno con cui Mignosi ha avuto a che fare per tanti anni nell’illustrissima via Lincoln? Oppure uno delle tante penne placcate in oro che perdono colore al primo sentore d’umidità?

E il gioco è andato avanti, estendendosi anche ad altri campi. Il piritollo della politica siciliana ha il ciuffo o sogna un’eterna giovinezza? La piritolla che non manca mai un evento mondano, è quella ex first lady bionda oppure l’onorevolissima signora del bisturi? E in ambito industriale, è più piritollo carnevale o chi gli è andato appresso?

Vedi il danno che ha fatto Enzuccio nostro: la sua notte insonne ha scatenato una tempesta. Di perfidia e vendette laterali.

Nb – Mignosi è in credito con il sottoscritto, avanza una recensione. C’è una causa oggettiva se ancora non l’ho scritta e sono sicuro che mi perdonerà quando ne verrà a conoscenza; e un’altra molto soggettiva che non ho difficoltà a svelare. Io ho visto il Padrino 10 anni dopo l’uscita nella sale cinematografiche, ho comprato il vinile di Selling England by the pound un paio d’anni fa, ho amato una bionda per la prima volta alla vigilia dei 60 anni. Come dire, ho i miei tempi e non volendo delegare alcuno ho maturato il debito. Ma sono sulla buona strada per estinguerlo. Intanto mi sono deliziato con le parole che i colleghi hanno dedicato al suo ultimo libro “Quelli di via Solferino”. Mi piace citare Sergio Raimondi, nelle sue righe c’è amore e stima per l’autore e anche passione per un mestiere che vale la pena scegliere se non sei un piritollo.