Fabio Prata, il romanzo sulle migrazioni che diventano schiavitù

Fabio Prata ha scritto, per Universitalia, un libro che parte dal concetto di migrazione attraverso i secoli per sfociare ai nuovi fenomeni. Il libro nasce da una idea semplice che lui stesso ci racconta.

“L’idea di scrivere il libro è nata ascoltando la canzone dei Gang “Non finisce qui”, il verso “Se ti prendono per fame, prima o poi ti fanno ostaggio” è il vero colpevole. Quel verso è stato, per me, la risposta alla domanda “perché si emigra” e la spinta a comprendere meglio il fenomeno, senza lasciarsi trascinare dagli slogan con cui si affronta l’argomento.

Perché oggi, quando si parla di migrazione, lo si fa solo attraverso slogan. Slogan propagandistici buoni soltanto a creare rabbia, scontro sociale, a raccattare voti. Sembra sia obbligatorio schierarsi e accusare l’altro, di razzismo o di buonismo, tanto per dirne due. Quando ho iniziato a scrivere, non avevo idea di dove sarei andato a parare, non avevo una tesi da portate avanti, ho lasciato che a condurmi fossero le canzoni ed il teatro, loro hanno indicato il percorso, i Gang, Benedetto Vecchio e gli MBL, i Modena City Ramblers, i Nomadi, Roberto D’Alessandro. Naturalmente non potevo non partire dalla nostra emigrazione, l’Italia è stata per un secolo una nazione di emigranti e ce lo ricordano spesso entrambe le fazioni, da “non dobbiamo dimenticare che siamo stati anche noi emigranti” a “sì, ma noi andavamo a lavorare”.

 

Fabio Prata, Una schiavitù chiamata migrazioneMa a me interessava, appunto, il perché. Cosa ha scatenato la diaspora? E allora ti ritrovi a fare i conti con la storia, con quello che hai studiato a scuola, e ti rendi conto che non c’è una sola storia, ci sono anche le storie degli sconfitti. In un libro che tocca diversi argomenti, probabilmente anche troppi, forse questo è il leggero filo che collega un po’ il tutto, la voglia di raccontare le storie degli sconfitti. Le storie di chi è morto su una nave durante il viaggio che avrebbe dovuto portare a un futuro che non è mai arrivato; dei bambini e delle donne, che sono state e sono vittime più degli uomini; le storie dei lavoratori sfruttati e quelli fagocitati dalle multinazionali; di chi ha “scelto” di essere un terrorista; di coloro che hanno provato a cambiarla questa storia, dai briganti del sud Italia conquistato, fino a Thomas Sankara, il presidente del Burkina Faso, leader di un sogno interrotto bruscamente dai potenti del mondo.

Le storie di chi è stato preso per fame e fatto ostaggio. Alla fine non voglio far cambiare idea a nessuno, mi piacerebbe solo percepire una maggior coscienza sull’argomento, mi piacerebbe si possa essere maggiormente critici quando si ricevono gli input dalle tv, dalla stampa e dai politici. E spero che il mio libro possa contribuire a questo.
Per la pubblicazione del libro, edito da Universitalia, ho organizzato un crowdfunding, mi piaceva l’idea di coinvolgere altre persone e verificare se potesse risultare interessante.
A febbraio sono stato invitato dai Gang a presentare il libro durante un loro concerto ad Alatri e poi, a Montecelio, abbiamo fatto un mini spettacolo insieme a loro e ai Ned Ludd che mi hanno accompagnato musicalmente.”.

Una lettura illuminante e interessante per questi tempi bui.