Petix pestata o Lorefice che scappa: di cosa avere più vergogna?
Stefania Petix pestata e buttata dalle scale o l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice che scappa di corsa per seminare le insidiose domande de Le Iene: qual è l’immagine che, secondo voi, dipinge meglio le brutture di Palermo?
In questa settimana made in Mediaset, in cui le trasmissioni di denuncia della corazzata berlusconiana hanno contribuito a farci vergognare un misurino oltre il livello di guardia, ci interroghiamo se sia peggio un laico pestaggio o una fuga semi consacrata a tracciare le linee di ciò che una parte di noi è ed è diventata.
Ciò senza entrare nel merito delle due vicende che pure sono diverse tra loro ma contengono elementi che sotto sotto si diramano dalla stessa radice. Il denominatore comune si chiama istinto e spesso rivela ciò che veramente siamo. Un po’ come la beata innocenza dei bambini, capaci di dire scomode verità sulle quali spesso sorridiamo compiaciuti. Quando si è nudi e senza sovrastruttura la reazione è quella primordiale. Se sei un infante dici la verità; se sei uno che occupa abusivamente una casa e temi di perderla in diretta tv, scaraventi giù dalle scale la cronista; se sei il capo della chiesa palermitana e devi giustificare quattro decine di licenziamenti, preferisci non rispondere alle domande e limitarti a comunicati stampa che tanto una testata amica che li pubblica si trova sempre.
Picchì chi è, direbbe una nostra arguta collega, che su questa massima ha costruito un articolo che ha la dignità di un mini trattato di sociologia.
È che l’indignazione ha toccato livelli di guardia e che un abuso resta tale qualunque sia l’abito che si indossa. Ma, senza offesa, con un bonus pesante se la veste è quella talare. E ora attenzione che si apre la pagina della morale: ciò che a noi manca è uno come Pol Pot, quello che ne colpiva uno per educarne cento. Metodo copiato silenziosamente in mezzo mondo. Se l’abusivo ha ragione nella sua richiesta d’alloggio, che gli si dia una casa. Ma se invece ha torto e pesta una giornalista che per mestiere deve raccontare i fatti, in galera e chiave dentro al cesso. Gli hooligans l’Inghilterra li ha sconfitti creando le celle all’interno dello stadio: prima la galera, dopo il processo, pena certa e subito eseguibile. A Stefania Petix il torto più grande l’ha fatto chi mediante una complicità celata, tollera l’esistenza del fenomeno dell’abusivismo che non consente di distinguere più chi ha il diritto alla casa da chi è solo un mascalzone.
Il caso di Lorefice ha sfumature diverse, c’è un giudice che farà giustizia, che sancirà se i licenziamenti sono stati eseguiti secondo legge. Chissà se ci farà la cortesia di rivelarci anche se gli introiti di danaro pubblico dell’Opera Pia non erano sufficienti a tenere in servizio i lavoratori. O se questo aspetto sarà lasciato alla giustizia divina la cui sentenza, per chi ci crede, non ha tre gradi di giudizio e pesa sulle coscienze assai più della galera.