Caldarone e l’addio all’Esa: ora tocca a Musumeci respingerne le dimissioni

Le dimissioni di Nicola Caldarone da presidente dell’Ente di Sviluppo Agricolo non devono passare sotto silenzio. Ha fatto bene alla guida dell’Esa, considerato un inutile carrozzone che in molti avrebbero voluto liquidare, ha restituito dignità all’apparato burocratico e dignità ai lavoratori. Non si è limitato ad amministrare, ha governato. E non è un caso che alla notizia del suo addio (si dice concordato con il Governo già al momento dell’insediamento) dirigenti, funzionari e impiegati abbiano provato in tutti i modi a farlo recedere.

Dimissioni che magari saranno davvero concordate ma che suonano come una beffa. Proprio quando, dopo anni di evidente precarietà, si era trovata un presidente all’altezza del non facile compito di rimettere l’Esa nella giusta carreggiata, arriva una decisione difficile da comprendere.

Del resto le sinergie con il Governo Regionale, ovviamente, non mancherebbero, considerato che Caldarone è capo di gabinetto vicario dell’Assessorato all’Agricoltura retto da Edy Bandiera. Per riportare tutto nell’alveo della logica occorre il determinante intervento di Nello Musumeci, dal quale si attende la soluzione più pertinente: slegare Caldarone dal patto precedente alla sua nomina e premiarne il merito. Un segnale che, al di là della rivitalizzazione dell’Esa, avrebbe effetti positivi anche sulle governance delle altre società controllate dalla Regione.