Zampa, lo mandiamo a casa Tedino?
Bisogna che Tedino sia sordo, perché per tutta la settimana sentirà i metaforici fischi dei tifosi del Palermo. Alla prima prova di una certa insidia, contro una squadra che sulla carta potrebbe schierarsi sulla stessa fila dei rosa, arriva una sconfitta che riapre la questione più imbarazzante per l’allenatore. La mozione di sfiducia che sembrava ritirata dopo avere schiantato il Perugia, è tornata d’attualità, perché in fondo il popolo rosanero di questa guida non si fida. E forse, ricordando cosa accadde lo scorso anno, tanto torto non ha.
Non è la sconfitta in sé il dato preoccupante, ma come essa è arrivata. Oggi gli allenatori incidono essenzialmente nella capacità di motivare un gruppo e di leggere lo svolgimento di una partita. A giudicare dalla prestazione di Brescia la sentenza dovrebbe essere già scritta e per Tedino non ci sarebbe neanche la condizionale. Sappiamo però qual è l’aria che tira e il destino del tecnico è più nelle mani di Foschi che in quelle di Zamparini più propenso ad evitare un aggravio di spesa. È vero, c’è sempre Stellone a libro paga, ma il sor Maurizio spera sempre che qualche amatore gli faccia la cortesia di ingaggiarlo in corsa tanto da risparmiare un anno di oneroso ingaggio.
La difesa d’ufficio è già partita: ha senso cacciarlo alla prima partita toppata? Risposta: sì e per più di un motivo. Innanzitutto non è la prima volta che Tedino raccoglie critiche come more in un bosco trentino. Le due vittorie consecutive avevano attenuato le critiche, ma di fatto solo una volta il Palermo ha convinto, tre giorni fa contro il Perugia. Poi se permane la convinzione che si rischia di ripetere la storia della scorso anno, meglio fare adesso il passo decisivo e consentire al subentrante di impostare un lavoro sul tempo. E infine, siamo alla vigilia della sosta, il Palermo avrà diversi giorni di sosta agonistica prima della partita contro il Crotone, peraltro una diretta concorrente per la promozione. Quale migliore occasione per presentarsi con un abito nuovo? Lo Zamparini di qualche anno fa non ci avrebbe pensato due volte, come fece ad esempio con Zenga oppure con Delio Rossi e persino con Guidolin. Senza parlare dell’anno in cui – da Ballardini a Bortoluzzi – il Palermo per poco non collezionò più cambi di allenatori che vittorie in campionato. Non rimpiangiamo quei colpi di testa e si conoscono le difficoltà finanziarie. Ma la questione tecnica è fondamentale per affrontare con logica il futuro. E insistere con Tedino non sembra rientrare nella categoria per la logica. Non lo dice la sconfitta di Brescia, almeno non solo questa. Ma una gestione tecnica che da più di un anno non ha saputo garantire al Palermo identità e personalità.