Palermo, mercato balordo: sfuma Clemenza, rimane l’esercito degli scontenti

La sceneggiata su Clemenza è stato l’atto finale di una campagna acquisti fatta con il bilancino e che alla fine si chiude anche in rosso, se non dal punto di vista finanziario da quelle delle aspettative. I programmi di Zamparini erano quelle di liberarsi dagli ingaggi più pesanti, fare cassa e sostituire gli uscenti con arrivi a costo zero.
Invece gli sono rimasti sul groppone Rispoli, Nestorovski, Balogh, Struna, Aleesami, Jajalo e Rajkovic, cioè una buona parte della colonna vertebrale della squadra che fallì lo scorso anno. È rimasto Tedino e non si riesce a comprendere con quali motivazioni – allenatore a parte – i succitati possano affrontare la nuova stagione.
È vero, ci sarebbe la scappatoia del mercato estero che regala a Foschi qualche altro giorno e anche l’ipotesi di rescissione dei contratti, ultima scialuppa di salvataggio che potrebbe riguardare Rispoli e Struna. Il dietro le quinte racconta di una società alle corde, in crisi di credibilità (se persino un giovane come Clemenza ha preferito la neopromossa Padova) e priva dell’appeal che negli anni scorsi ha consentito a Foschi di avere qualche corsia preferenziale.
Per il resto, tanti ne sono usciti (Posavec, Gnahorè, Coronado e Lagumina) e tanti ne sono entrati (Brignoli, Haas, Falletti e Puscas), senza la garanzia che il tasso tecnico sia aumentato. E con la certezza che chi è rimasto non lo ha fatto per sua scelta. Il tutto davanti ad una concorrenza che ha saputo utilizzare ogni strumento a disposizione – paracadute prima di tutto – per presentarsi ai nastri di partenza con ambizioni ben supportate da organici di primo livello.