Consulta, no a elezione diretta nelle ex province. Sì nelle Città Metropolitane, se si suddividono i capoluoghi in comuni autonomi

Musumeci: “Cancellato l’articolo 15 del nostro Statuto”. La Consulta: per l’elezione diretta occorre prima suddividere in comuni le città di Palermo, Catania e Messina

Annullate le norme regionali che avevano reintrodotto l’elezione diretta degli organi amministrativi delle ex province. La “legge Delrio” che ha riformato gli enti locali di “area vasta”, si applica anche in Sicilia, nonostante il suo Statuto speciale. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza 168 del 4 luglio 2018, depositata ieri. La Consulta ha deciso, anche prendendo come riferimento precedenti sentenze, che “le disposizioni sulla elezione indiretta degli organi territoriali, contenute nella legge n. 56 del 2014, si qualificano, dunque, come «norme fondamentali delle riforme economico-sociali, che, in base all’art. 14 dello statuto speciale per la regione siciliana, costituiscono un limite anche all’esercizio delle competenze legislative di tipo esclusivo» (sentenza n. 153 del 1995; nello stesso senso sentenza n. 265 del 2013)”.

“La sentenza della Corte costituzionale – al di là del marginale aspetto delle Province – suona ad offesa della dignità del popolo siciliano e della sua plurisecolare vocazione autonomistica”, ha dichiarato il presidente della Regione Nello Musumeci. “L’avere di fatto cancellato, con un colpo di spugna, l’articolo 15 del nostro Statuto che riserva alla «legislazione esclusiva della Regione la materia di organizzazione e controllo degli enti locali» denuncia il malcelato e progressivo tentativo romano di smantellare l’Istituto autonomistico. A questo punto noi siciliani siamo chiamati a prendere una decisione non più rinviabile: o rinunciamo definitivamente alla nostra Autonomia, accettando il cinismo dello Stato accentratore, o ricorriamo alla magistratura sovranazionale nell’ultimo tentativo di difendere la nostra stessa identità. Per questo, ho concordato col presidente del Parlamento siciliano la convocazione di un’apposita seduta d’Aula per raccogliere la condivisione di tutti i deputati”.

“La sentenza fa finalmente chiarezza dopo 5 anni di delirante stato di confusione legislativa ed amministrativa che ha messo in ginocchio gli enti di area vasta”, ha commentato il presidente dell’Anci Sicilia Leoluca Orlando. “È ora necessario superare il quadro finanziario determinato dall’accordo disastroso sottoscritto dagli ex presidenti della Regione e dei Ministri e definire un assetto che riconosca all’ente intermedio siciliano un adeguato ruolo istituzionale e conseguenti funzioni”.

“La riforma delle ex province siciliane è andata a schiantarsi contro il muro della costituzionalità. Morale i siciliani hanno perso tempo e soldi”. Lo dichiarano i deputati del Movimento 5 Stelle all’Ars Valentina Zafarana, Giancarlo Cancelleri e Salvatore Siragusa. “Per fare funzionare le ex province e gli importanti servizi che queste gestivano, bisognava mettervi dentro le risorse, non le poltrone”.

Ma nelle Città Metropolitane l’elezione diretta di sindaco e consigli resta comunque possibile. Nella sentenza vengono anche espressamente richiamate le condizioni necessarie. “L’elezione diretta deve essere prevista «dallo statuto della città metropolitana»; può attuarsi con il sistema elettorale da determinarsi «con legge statale»; presuppone, inoltre, la previa articolazione del territorio del Comune capoluogo in più Comuni, su proposta del Comune capoluogo, con deliberazione del consiglio comunale, da sottoporre a referendum tra tutti i cittadini della Città metropolitana”.

Emerge quindi un’altro tema importante: se si vuole eleggere direttamente in Sicilia il sindaco e il consiglio delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, occorre prima suddividere i tre comuni capoluoghi in municipalità che non siano semplici circoscrizioni, ma abbiano status e funzioni di comune, a tutti gli effetti.

L’articolazione in più comuni, prevista dalla legge Delrio, resta quindi il prossimo passo per la riorganizzazione dell’amministrazione dei capoluoghi delle tre città metropolitane, dove il decentramento nelle attuali circoscrizioni è assolutamente inadeguato alla gestione delle tante criticità urbanistiche degli attuali territori comunali.

Problemi come pulizia e rifiuti, traffico, manutenzione stradale e tanti altri temi dolenti hanno bisogno di poteri decisori in grado di intervenire direttamente e con efficacia, cosa che le attuali amministrazioni comunali delle tre maggiori città siciliane dimostrano largamente di non saper fare.

Dario Fidora

Direttore responsabile