Mattarella e il giudizio della storia

Premessa: quelli che oggi in Sicilia applaudono Sergio Mattarella sono gli stessi che l’hanno sbeffeggiato in lungo e in largo al tramonto della Prima Repubblica e all’alba di quel qualcos’altro che neanche oggi s’è capito cosa fosse. Sono gli stessi che l’hanno riempito di contumelie per la scelta elettorale di quell’epoca di emigrare in Trentino in un collegio a minore tasso di rischio, gli stessi che vedevano in lui il prolungamento di quella osteggiatissima stirpe democristiana che senza distinzione di corrente s’era spartito per quasi mezzo secolo repubblicano ogni tipo di stanza del potere, fosse sottogoverno politico o scrivanie alla Rai, strapuntini alla Regione e presidenze di Province.

Detto questo oggi il vituperato Mattarella, il Presidente monoespressivo e televisivamente soporifero, ha fatto la parte di masculiddu e senza tanti giri di parole ha raccontato agli italiani la verità e niente altro che la verità, neanche fosse in un’aula di tribunale. Ha narrato con chiarezza la storia di questi ultimi giorni, senza timore di assumersi responsabilità rispetto all’alleanza Cinquestelle – Lega e all’incarico a Giuseppe Conte, al suo no a Paolo Savona, all’indisponibilità del premier incaricato (e quindi dell’improvvisata maggioranza di governo) a procedere alla nomina di un altro ministro dell’Economia.

Mattarella non ha mai ha gradito stare al centro della scena e suo malgrado stavolta ha dovuto giocare a fare il Pertini. Senza la foga dell’illustre predecessore, senza l’appassionante oratoria, ma con eguale determinazione e con la stessa semplice efficacia.

Ha esercitato il suo potere in maniera inequivocabile, secondo alcuni inevitabili censori andando anche oltre il lecito e dicendo una cosa che tutti pensano e nessuno vuole dire: in questo contesto europeo, piaccia o meno, la sovranità nazionale del nostro Paese è limitata. E non da ora. Si può discutere sulle cause ma non sul fatto in sé e chi lo fa adesso, per interessi di parte, è un gran minchione. Non era scontato che il Presidente della Repubblica ammettesse la sua preoccupazione per la reazione dei mercati internazionali, sapendo di attirarsi l’odio prossimo venturo che gli scaraventeranno di sopra grillini, leghisti e vari fratelli di Giorgia Meloni per tutta la campagna elettorale che verrà. E firmando una cambiale in bianco, sottoponendosi all’implacabile giudizio della storia che, fra tanti anni, scriverà la pagina più importante sul cognome Mattarella.