Gabriele Mastropaolo, un artigiano della parola che crede nel duro lavoro
Gabriele Mastropaolo è un carbonaro, un clandestino. Non nel senso peggiore del termine. Ma è tra quelli che resistono all’imperversare dell’editoria commerciale, raccontando storie che racchiudono dedizione e sacrificio. In poche parole è un artigiano. Un autore di libri che provvede a pubblicare da solo. Vive a Palermo e si confronta con realtà non facili.
Si immagina già qualcuno che storce la bocca a sentire storie di self publishing, ma è lui stesso a spiegarci il perché di questa scelta, non dettata certo dalla mediocrità dei suoi scritti, che anzi hanno anni di lavoro e di attenzione.
“Ho scelto di autopubblicare le mie produzioni letterarie per vari motivi, credo innanzitutto all’editoria indipendente se ben fatta e attenta a non scrivere cose che non valgono nulla; poi sono stato tra i primi a credere anche alla possibilità degli ebook come futuro dell’editoria. Ho portato avanti una casa editrice che ha valorizzato molti autori e che aveva una linea molto vasta, ho cominciato sei anni fa con una casa editrice che si chiama EXBOOK. Pian piano ho capito che purtroppo per chi resiste e combatte contro la grande editoria, si intraprende un percorso difficile che spesso porta quasi a rinunciare alla propria vita. Allora ho deciso che volevo prima di tutto lavorare alle mie opere”.
Da allora la produzione di Gabriele ha messo nel carniere tre sue opere. La prima è L’estate di San Martino, una serie di racconti sulla ricerca dell’uomo e del senso della vita, ad esempio un incontro tra un uomo e una donna, in un contesto in cui comincia a piovere e dopo un po’ entrambi si accorgono che piove sangue. Racconti surreali in cui la realtà viene vista non in maniera descrittiva ma quasi visionaria. Inoltre la raccolta si pregia di un esperimento sinestetico, in quanto allo scritto si accosta la trasposizione musicale dei racconti da parte di Sasha Lattuca. Musicista geniale ventitreenne, che è rimasto colpito dai racconti di Gabriele. Una esperienza condivisibile anche dai lettori che potranno ascoltare tramite account virtuale.
Il secondo libro è stato Io e Lucifero, un romanzo surreale in cui il diavolo viene intervistato su questi tempi in cui rispetto alle malvagità e all’inferno terreno, lui stesso sembra notevolmente ridimensionato. La sua è la tristezza di chi non chiede perdono ma si rende conto di non fare nemmeno più paura. Lui che si sente uno strumento nelle mani degli aspiranti santi che lo usano per essere tentati. Infine Il treno, dove si immagina una tratta ferroviaria da Palermo ad Agrigento, in cui un convoglio pieno di viaggiatori ad un certo punto si perde nel mitico paese di Carrapipi. E da lì ogni viaggiatore svilupperà una serie di scelte personali che cambieranno per sempre il loro destino.
Un artigiano della parola, questo è Gabriele, che crede nel duro lavoro.
“Solo con un buon lavoro, si può contare su una risposta del pubblico, risposta che a me è sempre arrivata. Ultimamente sono stato alla manifestazione la via dei librai, che ha riscosso un enorme successo. In due giorni di mostra è arrivato un afflusso di lettori interessati alle mie opere ben oltre le previsioni più rosee”.
Tra i progetti futuri un nuovo romanzo, che possiamo davvero, dai cenni fatti da Gabriele, considerare a metà tra crescita e lavoro monumentale. Un romanzo frutto di ricerche storiche e che esamina un periodo particolare con occhi mai avuti finora. Dagli elementi raccontati, Gabriele intende davvero porre una particolare trama narrativa, come un conduttore elettrico per una scoperta inusuale della città di Palermo. Non ci resta che aspettare pazientemente l’uscita. Nel frattempo, come me, ripercorrete la produzione letteraria di Gabriele. Merita davvero.
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