Trattativa, parla Di Matteo: “Silenzio assordante da Anm e Csm”

“Quello che mi ha fatto più male è che rispetto alle accuse di usare strumentalmente il lavoro, abbiamo avvertito un silenzio assordante e chi speravamo ci dovesse difendere è stato zitto. A partire dall’ Anm e il Csm”. All’indomani della storica sentenza sulla trattativa Stato-mafia, a parlare dal salotto tv è il pm Nino Di Matteo, dal salotto tv di Lucia Annunziata.

Secondo Di Matteo, ”gli ufficiali dei carabinieri sono stati condannati per avere svolto un ruolo di cinghia di trasmissione delle richieste della mafia nel ’92 quindi rispetto ai governi della Repubblica presieduti da Amato e Ciampi, mentre Dell’Utri è stato condannato per avere svolto il medesimo ruolo nel periodo successivo a quando Berlusconi è diventato premier. Questi sono stati i fatti per cui gli imputati sono stati condannati. È un fatto oggettivo. Poi resta da capire come mai rispetto al fallito attentato all’Olimpico, nel 1994, Cosa nostra abbandonò stragi e avviò una lunga fase di tregua nell’evitare il frontale attacco allo Stato. Questo dovrebbe essere uno spunto di riflessione. È ovvio che noi abbiamo agito verso soggetti che ritenevamo coinvolti sulla base di un quadro probatorio solido, ma non pensiamo che i carabinieri abbiano agito da soli. Non abbiamo avuto prove concrete per agire contro livelli più alti ma pensiamo che i carabinieri siano stati mandati e incoraggiati da altri”.

Il pm, insomma, non ha dubbi: ”I carabinieri che hanno trattato sono stati incoraggiati da qualcuno. Noi non riteniamo che il livello politico non fosse a conoscenza di quel che accadeva. Ci vorrebbe ‘un pentito di Stato’, uno delle istituzioni che faccia chiarezza e disegni in modo ancora più completo cosa avvenne negli anni delle stragi”.