Facebook e il caso Cambridge Analytica, il social network sotto accusa
Pesanti accuse nei confronti di Facebook: dito puntato contro la scarsa efficienza della protezione dei dati personali degli utenti, e anche contro un’azienda di consulenza e marketing online, la Cambridge Analytica, che avrebbe influenzato con i dati del social network alcune importanti campagne elettorali, come quella di Trump negli Stati Uniti, e anche la scelta dell’Inghilterra di uscire dall’Europa.
Un giro di accuse in cui sembra che siano coinvolti anche stretti collaboratori di Donald Trump, soprattutto durante la campagna elettorale che ha visto vincitore l’attuale Presidente USA, e Cambridge Analytica durante il referendum “Brexit” del Regno Unito.
Cambridge Analytica è una società specializzata nel raccogliere dati dai social network, come ad esempio “Mi piace“, condivisioni e numero dei commenti sotto un post, successivamente elaborati in algoritmi e modelli che creano un modello “psicologico” di ogni utente. Più è alto il numero di dati analizzati per ogni utente, più è preciso il profilo creato. Tempo fa l’azienda ha acquistato anche altre informazioni sugli utenti chiamate “broker di dati“, una serie di tracce che ognuno di noi lascia nella rete anche involontariamente, come per esempio l’acquisto online di un oggetto.
Cambridge Analytica grazie a questo sistema di raccolta dati ha elaborato un sistema di “microtargeting comportamentale” che selezionava pubblicità personalizzata su ogni singolo utente, in modo che possa essere altamente fedele ad interessi e gusti della persona interessata. Questo algoritmo è stato sviluppato da Michal Kosinski, ricercatore di Cambridge, sostenendo che siano sufficienti circa 70 “Mi piace” per conoscere la personalità del soggetto. Più alto è il numero di “Mi piace” analizzati più si riesce ad elaborare uno schema sulla persona.
Ed è qui che entra in gioco Facebook, il social network fondato da Mark Zuckerberg. Nel 2014 Aleksandr Kogan, un ricercatore dell’Università di Cambridge, realizzò un’applicazione dal nome “thisisyotudigitallife” (tradotto “questa è la tua vita digitale”) che permetteva, tramite login Facebook, di realizzare profili psicologici basandosi su attività svolte online. Questo servizio è “gratuito” ma in realtà veniva pagato con i dati degli utenti che accedevano al servizio, come ad esempio età, email, sesso e tutte le altre informazioni contenute sul proprio profilo Facebook.
La società di Zuckerberg, in poco tempo, si rese conto che questa pratica fosse troppo invasiva così bloccò il “Facebook Login“. L’applicazione di Kogan però riuscì a raccogliere dati per 270 mila iscritti al servizio e memorizzare informazioni generali su 50 milioni di utenti (stima del New York Times).
Ora che è stata diffusa la notizia questa “falla” di Facebook ha fatto perdere in borsa alla società di Zuckerberg oltre 13 miliardi di dollari. Non è la prima volta che l’azienda riceve delle accuse: nel novembre scorso, il social network, è stato accusato di pubblicità razziste all’interno della piattaforma. Il sito selezionava gli annunci in base a colore della pelle, salute ed etnia.
Durante l’estate del 2016, gli uomini di Trump chiesero a Cambridge Analytica una raccolta dati sulla campagna elettorale, in modo che si potesse creare una sorta di “attività pro-Trump” digitale organizzata e scala molto ampia. Furono usati bot (account fasulli) per diffondere post e fake news contro Hillary Clinton. Ogni giorno venivano creati migliaia di pubblicità su misura di ogni utente digitale.
Dopo queste accuse, Cambridge Analytica ha sospeso il suo CEO Alexander Nix attraverso un comunicato ufficiale: “Il board di Cambridge Analytica ha annunciato oggi di aver sospeso il CEO Alexander Nix con effetto immediato, in attesa di un’indagine completa e indipendente”. Dopo la notizia l’incarico è passato a Alexander Tayler.
In molti filmati registrati con telecamere nascoste, Nix, si era vantato di essere stato fautore dell’elezione di Trump: “Abbiamo fatto tutte le ricerche, tutti i dati, tutte le analisi, tutti gli obiettivi. Abbiamo gestito la campagna digitale, quella televisiva e i nostri dati sono stati usati per tutta la strategia”. L’ex CEO Nix, per cancellare queste prove di uso illecito di dati, provò a utilizzare un server email con autodistruzione di dati.
Per quanto riguarda il referendum “Brexit“, Cambridge Analytica raccolse informazioni su utenti in modo da fare propaganda favorevole sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.