Freddo e pioggia a Palermo: aveva ragione il meteo. E vi spieghiamo perché…

Segnate bene questa data, perché il 20 marzo del 2018 è il giorno del riscatto assoluto di tutti gli eredi del colonnello Bernacca, uno degli uomini più amati ma anche più bersagliati dalla superficialità del pubblico televisivo italiano degli anni ’70.

Edmondo Bernacca era la voce ufficiale dell’aeronautica militare, colui che la sera in diretta tv dava le previsioni meteo, l’uomo che ha inserito nella vulgata popolare termini come perturbazione o precipitazioni. Come tutto quello che passava la tv, le parole di Bernacca – peraltro più che autorevole nell’impeccabile divisa militare – erano vangelo, almeno sino a prova contraria. Ma se il colonnello osava sbagliare l’Italia intera cominciava il tiro a bersaglio.

Erano tempi di pionieri – anche se il servizio meteo aveva quasi 100 anni sulle spalle – e l’errore non era merce rara.
Prevedere, del resto, è sempre cosa complicata, nonostante l’ausilio di una tecnologia sempre più sofisticata la cappellata può essere sempre dietro l’angolo, anche che i margini di errore si sono ristretti di molto. Ma oggi Bernacca, dall’alto della sua nuvoletta in cielo, s’è goduto questo momento di rivincita assoluta.

Ieri previsione di maltempo (ma di quello vero) dopo un’avvisaglia pomeridiana segnata da un brusco allontanamento da temperature quasi primaverili. La Sicilia, e Palermo in particolare, di nuovo sotto la morsa del gelo, scattata addirittura l’allerta del Comune. Stamattina ci si è risvegliati sotto un cielo poco minaccioso e la temperatura sembrava incoraggiare chi già da giorni profetizzava la fine dell’inverno.

Una bufala meteo? Macché. È stato sufficiente attendere poco più di un’ora per sentire il freddo addosso (per carità, sempre quello formato Sicilia) e assistere ad un improvviso acquazzone. Quindi avevano ragione loro, i meteorologi che ogni giorno sono diventati, specie on line, irrinunciabili consulenti degli italiani.

“La qualità della previsione – spiegano dalla Società Meteorologica Italiana – è considerevolmente cresciuta negli ultimi anni perché è migliore la capacità di calcolo. Più informazioni siamo in grado di fornire ai supercalcolatori e più si riducono i margini di errore rispetto al passato di Bernacca a cui facevate riferimento. Bisogna dire grazie ai satelliti, alle navi oceanografiche, ai palloni sonda che ci consentono di avere una maggiore conoscenza dell’atmosfera”. E poi la più semplice delle rivelazioni, quasi una lezione di vita. “Per sapere cosa ci riserva il domani bisogna osservare bene l’oggi. È dall’analisi di ciò che c’è che potremo tentare di capire cosa ci sarà”.

Chi vuole approfondire la materia ha una soluzione a portata di clic: www.nimbus.it, il portale della Società Meteorologica Italiana diretto da Luca Mercalli, l’uomo su cui gli autori di Fabio Fazio avevano creato i presupposti per la trasmissione televisiva Che Tempo che fa. E Mercalli, straordinario divulgatore, che sta al meteo come Piero Angela alla scienza, aveva dato un’impronta mica male ad una trasmissione d’intrattenimento basata sul tempo (meteorologico e non).

Superate le diffidenze verso le previsioni? Ci si può fidare davvero e senza riserve? La risposta, seppure articolata, ispira ottimismo.

“Nell’arco temporale di una settimana la previsione ha ormai ridotti margini d’errore. Per un dettaglio elevato bisogna ridurre il tempo di analisi. Se vogliamo sapere se a Palermo piove o non piove da un giorno all’altro, direi che non si sbaglia quasi mai. Diverso è se si vuol capire, con una settimana d’anticipo, se pioverà di mattina o di pomeriggio. E diventa ancora più complicato fare una previsione a lunga gittata se invece si vuol comunicare quanti centimetri di neve cadranno a Milano in un dato giorno per fare uscire le macchine spargisale. È ovvio che in questo caso bisogna restringere l’arco temporale, se sale il livello del dettaglio deve scendere la distanza dal giorno della previsione”.