Rubino (partigiani Pd): “Un tonfo così non si vedeva dal ’92”

“Bisogna andare a ritroso fino ai risultati del Pds del 1992, per poter fare un paragone coi numeri che abbiamo in mano oggi”. Avevano promesso che se ne sarebbe riparlato il 5 marzo e i partigiani dem riescono (quasi) a centrare l’obiettivo, con un solo giorno di ritardo. Una cosa di sinistra, insommaAntonio Rubino questa mattina chiama a raccolta in via Bentivegna simpatizzanti e giornalisti per analizzare i dati della debacle datata 4 marzo. “Siamo passati – ammette – dai 25 parlamentari eletti tra Camera e Senato nel 2013, a soli sei parlamentari stavolta“. Secondo Rubino, “è il fallimento del nuovo Pd, del modello che ci hanno proposto Matteo Renzi e Davide Faraone. Il partito dei rottamatori ha fallito in embrione“.

Da dove ripartire adesso?
“Da una rigenerazione del Pd. Una rigenerazione che prima ancora di essere verticistica e dirigenziale, deve partire dalla base, dal popolo del Pd, da quello scollamento evidente tra il partito e la sua gente”.

In soldoni, la gente non vi riconosce più.
“Siamo stati percepiti come una roba indistinta, non abbiamo parlato con nessun pezzo della società, né dal punto di vista sociale, né dal punto di vista produttivo e sindacale”.

A dirla tutta, neanche dal punto di vista politico.
“Purtroppo sì. Non siamo stati percepiti né come centro, né come destra, né come sinistra. Alla fine della fiera il popolo che non ha votato Pd, ha scelto invece i Cinque Stelle. Che paradossalmente sono stati percepiti come quasi più credibili di noi dal punto di vista dei valori storicamente appartenuti al Pd”.

Come valutate le dimissioni-non dimissioni di Renzi?
“Sono un atto dovuto. Ci sono stati segretari di partito che si sono dimessi per molto meno”.

Però Renzi, nel dimettersi, detta anche la linea ed esclude l’alleanza coi Cinque Stelle.
“Questa è la proposta del segretario dimissionario. Adesso saranno gli organismi collegiali del partito ad aprire un dibattito interno sulla linea da adottare”.

In ogni caso Renzi non ha dubbi: niente caminetti, si facciano le primarie.
“Voglio ricordare a Renzi che i caminetti sono anche quelli che in Sicilia hanno gestito i tesseramenti nell’ultima fase. Sicuramente bisognerà ripartire dall’individuazione di una linea politica plurale, scelta questa volta collettivamente”.

Vi siete sentiti in questi giorni con Faraone?
“No”.

E con Giambrone?
“Privatamente”.

Pensa che Orlando resterà comunque dentro il Pd?
“Io mi auguro che Orlando resti dentro il Pd, noi non abbiamo contestato la sua adesione al partito, ma la modalità con cui quell’adesione è avvenuta. Io penso che Orlando possa dare una mano a rigenerare il Pd”.

Come la immaginate, adesso, questa rigenerazione?
“Nell’unico modo possibile: ripartendo dai territori, riaggregando i pezzi di società che si sono scollati dal partito. E naturalmente individuando nuovi soggetti che guidino il Pd, a tutti i livelli”.

Lei si candiderà a segretario regionale?
(sorride, ndr)

Riformulo. I partigiani del Pd indicheranno un candidato alla guida del partito in Sicilia?
“I partigiani vorranno essere protagonisti nei processi di guida del Pd. Siamo pronti a dare una mano a ricostruire il Pd e il nostro contributo parte anche dalla classe dirigente”.