Sorpresa, la mafia non vota più…

“È una vera e propria rivoluzione delle geografia politico elettorale”. Non ha dubbi il politologo Giancarlo Minaldi, che proprio dalle pagine del Gazzettino, all’indomani delle regionali siciliane tracciava i motivi per cui la sinistra nell’Isola aveva scelto di votare Cinque Stelle e che oggi conferma quell’analisi alla luce dei primi dati sul voto siciliano alle politiche.

Ma la mafia non vota più?
“Certamente il vincolo clientelare è stato molto inferiore rispetto ad altre tornate elettorali. È ancora presto per poter analizzare i dati, ma è chiaro che il meccanismo alla base del Rosatellum che istituisce i collegi uninominali, ma contemporaneamente mantiene il paracadute, ha disincentivato la campagna elettorale nei territori e la mobilitazione di meccanismi più tipicamente clientelari”.

Insomma, il voto ai Cinque Stelle è un voto libero.
“In nessuna scienza sociale si può avere una certezza assoluta, ma è chiaro che quello ai Cinque Stelle è un voto d’opinione, non fondato sui meccanismi del consenso clientelare”.
Questa è una novità: in Sicilia prevale il voto d’opinione rispetto a quello clientelare.
“Agli uninominali si sarebbe dovuta fare una campagna elettorale spalla a spalla, che è stata invece inficiata dal paracadute, dalla possibilità cioè di candidarsi in altri 4 collegi plurinominali, per cui i candidati agli uninominali di fatto non sono andati a cercare gli elettori come in una competizione territoriale. Questo ha sicuramente indebolito la mobilitazione clientelare, come in parte già avvenuto alle regionali”.

Solo che rispetto alle regionali l’emorragia a sinistra è stata maggiore.
“Quando alle regionali la sinistra ha scoperto che c’era un evidente flusso in uscita verso i Cinque Stelle, avrebbe dovuto fare di più per riavvicinare il proprio elettorato”.

Dopo questo disastro da dove deve ripartire il Pd in Sicilia?
“Esattamente dalla direzione opposta rispetto a quella seguita fino a qua. Parlo del partito democratico, ma anche di Liberi e Uguali”.

Perché i siciliani hanno votato la Lega?
“Quel 5 per cento della Lega in Sicilia va osservato anche a partire dai candidati, perché molte di queste candidature provengono da un ceto politico navigato in termini di consenso. È molto improbabile che una quota significativa di siciliani abbia votato Lega per un’identificazione a livello nazionale. Piuttosto ha votato i suoi candidati”.

Qual è stato l’errore maggiore del Pd siciliano?
“Non c’è stata una azione rivolta a contenere il fenomeno palesato alle regionali. Si è continuato a rincorrere ceto politico proveniente da altre aree anziché provare a ricostruire a sinistra. E alla fine quel sistema bipolare, quel voto utile che ti ha caratterizzato per anni, diventa un boomerang. Il bipolarismo è rimasto, ma chi ha voluto contrastare la destra, ha espresso il proprio voto utile in favore dei Cinque Stelle. Insomma, il bipolarismo è rimasto, ma la sinistra non ne fa più parte”.