Storia del voto negato a Chiara, insegnante agrigentina, precaria e fuori sede
Il volo viene cancellato e votare diventa impossibile per Chiara, professoressa precaria trentaduenne di Agrigento che insegna a San Donà di Piave, in provincia di Venezia. la giovane insegnante aveva comprato un biglietto dalla compagnia Ryanair per la tratta Treviso-Palermo, orario di partenza previsto 22:20, per arrivare in Sicilia ed esprimere la propria preferenza alle elezioni del 4 marzo.
Chiara è arrivata all’aeroporto intorno alle 20.30. E subito i segnali non sono stati dei più confortanti: “Avevano già cancellato un volo per Catania. Ho tirato un sospiro di sollievo nell’apprendere che non era quello per Palermo, ma non sapevo ancora cosa mi aspettava”. Mentre assisteva alle rimostranze di questi passeggeri, ecco che le arriva un messaggio sullo smartphone. Poche righe dal significato inequivocabile: ‘Ci dispiace informarla della cancellazione del volo Ryanair FR2311 del 02-03-2018. Per chiedere un rimborso o cambio volo gratuito (e il link per farlo)’. In pochi attimi Chiara ha realizzato: non avrebbe potuto votare. Non c’erano, infatti, altri voli per tornare in Sicilia in tempo in tutto il Veneto: “A chi doveva recarsi nell’isola la compagnia aerea ha offerto una stanza d’albergo e un altro biglietto aereo, ma da altre regioni. A noi un’impiegata dell’aeroporto ha soltanto suggerito, informalmente, di chiedere il rimborso del biglietto”.
La giovane professoressa precaria aveva anche provato in precedenza a informarsi se vi fosse la possibilità di esprimere la preferenza dal Veneto, ma niente. “Sia l’ufficio elettorale di Venezia che quello di Agrigento mi hanno risposto che l’unico modo per votare era andare in Sicilia e che farlo in una sezione che non sia la propria è consentito soltanto alle persone ricoverate in ospedale e ai militari, questi ultimi perché svolgono un servizio pubblico. E no insegnanti, mi chiedo?”.
A Chiara non è rimasto altro da fare che chiamare un amico per farsi riaccompagnare a casa, a Venezia: “A quell’ora di sera – spiega – non c’erano più autobus né treni da Treviso e un taxi sarebbe costato troppo”. Come dire, vada per il danno, ma almeno eviterò la beffa di rimetterci altri soldi. Restano i sentimenti di una giovane che avrebbe voluto votare e non ha potrà farlo: “Provo rabbia e allo steso tempo mi sento disillusa – conclude – non è concepibile che non si possa esercitare il proprio diritto di cittadina per queste mancanze”.