Palermo – Ascoli, derby della pelata e della disperazione

Il derby della pelata e della disperazione. Tra Bruno Tedino e Serse Cosmi si gioca una sporca partita, fatta di insidie che vanno oltre i 90 minuti e la posizione in classifica delle rispettive squadre. Da entrambi si aspettava di più, specie dopo un inizio che sembrava dovesse consentire di scrivere ben altra storia. Il Palermo ha costruito con saggezza la prima parte del suo campionato, riuscendo persino a illudere i suoi tifosi che la serie A è proprio lì a portata di mano. L’Ascoli ha beneficiato della non sempre prevedibile scossa determinata dal cambio di allenatore, ha ricominciato ad essere competitivo rispetto all’obiettivo salvezza, ma è sempre impelagato nella zona melmosa della classifica.

Oggi rischia più Tedino che Cosmi. Dopo tre sconfitta di fila e la più che mediocre prestazione di Vercelli, il Palermo non ha alternative alla vittoria. È innegabile che l’organico sia inferiore e di parecchio rispetto ad almeno tre dirette concorrenti (Frosinone, Empoli e Bari, di sicuro) ma è altrettanto vero che la crisi del gol del Palermo rivela una inconsistenza tattica della manovra offensiva di cui l’allenatore è il primo responsabile.

Oggi Tedino avrebbe voluto riproporre lo stesso schema tattico di Vercelli, ma i tanti infortuni probabilmente lo obbligheranno a tornare alla difesa a 3 (Bellusci, Struna e Rajkovic) e un centrocampo di sostanza con Jajalo e Dawidovicz centrali e Rispoli e Rolando esterni a supporto di un trio offensivo composto da Coronado, La Gumina e Nestorovski. Quanti minuti hanno giocato i 3 insieme? Meglio non pensarci…