Mineo: “Sgravi alle imprese per rilanciare l’occupazione giovanile”

I giovani che puntano al Parlamento: scopriamo i profili della nuova generazione politica siciliana a poche settimane dal voto del 4 marzo. Oggi interviene Andrea Mineo (Forza Italia).

A poco più di 30 anni può quasi considerarsi un veterano ed è tutt’altro che un paradosso perché Andrea Mineo è già alla sua terza campagna elettorale consecutiva. Nel 2012 fu il più giovane consigliere comunale, poi il bis a giugno scorso sempre sotto la bandiera di Forza Italia. Oggi è in lizza per un posto a Montecitorio nel difficile collegio 3 della Sicilia occidentale, secondo in lista dietro Giusi Bartolozzi, una delle più accreditate candidate al ministero della Giustizia in un eventuale governo del centrodestra. “Ma le prospettive di farcela sono concrete – sottolinea Mineo – perché c’è la possibilità che scatti il secondo seggio. Il vento è favorevole, lo sentiamo in ogni parte della Sicilia”.

Il suo percorso è diverso dai tanti figli d’arte. Suo padre, Franco Mineo, è fermo ai box da qualche anno, coinvolto in una vicenda giudiziaria che ne ha interrotto la carriera, in un rispettoso silenzio verso l’autorità giudiziaria. Ma Andrea rivendica un percorso autonomo, fatto di una politica old style, porta a porta, gradino dopo gradino, senza mai scorciatoie fatte di listini e corsie preferenziali. Del padre ha ereditato la fedeltà a Gianfranco Micciché e la militanza in Forza Italia, un partito che al tempo dei suoi esordi sembrava in via d’estinzione e che oggi si ripropone alla guida del Paese. Una cosa francamente inimmaginabile sino a poco tempo fa.

“È vero, Gianfranco Micciché ha fatto un gran lavoro in questi mesi ridando entusiasmo a molti che si erano allontanati dopo la stagione d’oro e conquistando nuove adesioni. Forza Italia aveva un bel motore, è stata sufficiente mettere una batteria nuova per farlo ripartire. E non è un caso che sono molti i giovani che si sono avvicinati al partito, proprio come alla fine degli anni ’90. Si sta preparando una nuova stagione di governo, dopo aver riconquistato la guida della Regione”.

C’è chi sostiene che il merito principale, almeno in Sicilia, sia del fallimento dell’esperienza Crocetta.
Il centrosinistra ha fatto male e i Cinquestelle sembrano sempre impreparati quando vanno a governare. Ma la realtà è che il centrodestra ha mantenuto intatta la sua credibilità e che si è persa qualche occasione per via di divisioni che oggi non hanno più motivo di esistere. Lo si è capito in Sicilia e si è vinto, lo si capirà anche nel resto del Paese”.

Uno sguardo verso il futuro e un messaggio ai giovani: come convincerli a scegliere ancora una volta Silvio Berlusconi?
“Partiamo dal lavoro: proponiamo la decontribuzione totale per le aziende che assumeranno giovani e la valorizzazione delle start up. Bisogna affiancare le imprese, specie al sud, nel tentativo di creare nuova occupazione. Non meno importante un piano straordinario delle opere pubbliche per colmare il deficit infrastrutturale con il nord e rilanciare la competitività del meridione. E cosa per nulla secondaria, bisognerà avviare un processo di sburocratizzazione affinché il sistema pubblico sia più snello e di autentico ausilio al cittadino”.

Sulla Sicilia non ha dubbi: “Inutile pensare alle industrie pesanti, la nostra economia vira su altri segmenti che hanno nel turismo e nella cultura i fattori vincenti. E ciò si collega con la promozione delle imprese e con la nuova occupazione. Abbiamo un patrimonio storico e ambientale di valore inestimabile, dovremo essere capaci di metterlo a sistema per attrarre investimenti nazionali e internazionali”.

L’ultimo e inevitabile pensiero è sul Ponte di Messina.
“Certo che dovrà essere realizzato. È un’opera i cui vantaggi sotto il profilo economico sono evidenti e che contribuirebbe al rilancio della Sicilia. Peraltro è ritenuta utile anche nel campo avverso. E senza considerare che non farlo ci costerebbe in termini di penali quasi quanto farlo”.