Palermo e la rambla di Carta: “Ecco come unire il mare alla città”

“La rambla lungo via Emerico Amari, fino al Politeama, sarebbe uno straordinario punto di conciliazione tra la città e il mare”. Tommaso Dragotto propone, Maurizio Carta risponde. Ieri dalle pagine online del Gazzettino, l’imprenditore palermitano rilanciava l’idea di una rambla che possa dare un nuovo respiro culturale alla città. Adesso è l’urbanista a rispondere, rilanciando un’idea di rambla alla cui progettazione ha già lavorato con i suoi studenti universitari. Ma se la proposta di Dragotto riguarda l’asse di via Libertà che collega piazza Croci al Politeama, è Carta a suggerire una via culturale che diventi emblema di una nuova Palermo, più matura e consapevole.

“In fondo – ammette – via Libertà per la sua conformazione, per le attività commerciali che la animano, è già un boulevard. Via Amari invece sarebbe uno straordinario asse della passeggiata che dal Politeama ricongiunge la città col suo mare. Nel nostro progetto, la riqualificazione urbana di quell’asse comprenderebbe anche Borgo Vecchio, un gioiello simbolo della città vecchia racchiuso nella città moderna”.

Carta non ha dubbi: la riqualificazione urbana di un luogo “modifica profondamente i comportamenti e la cultura di chi fruisce quello spazio ed è esattamente quello che sta avvenendo a Palermo, proprio sotto i nostri occhi. Oggi si comincia a parlare di aree pedonali in termini progettuali, non c’è più divisione tra chi le vuole e chi si dice contrario, ma si ragiona invece dei modi migliori per realizzarle”.

Insomma, “la maturazione passa proprio da come si modificano i luoghi. I nostri comportamenti sono il primo grande progetto a cui lavorare e da cui rivoluzionare la nostra città. In questo senso un segnale importante è anche il regolamento a cui sta lavorando l’amministrazione sugli spazi comuni e gli orti urbani. Un progetto che genererà migliaia di sperimentazioni: vedremo la città rinverdirsi sotto i nostri occhi”.

Ma oltre il salotto buono di Palermo, Carta allarga il campo, immaginando, ad esempio, il ritorno di Mondello al progetto iniziale di città giardino, attraverso (anche) un piano di pedonalizzazione. “Anche in questo caso – aggiunge – non si tratterebbe soltanto di una pedonalizzazione, ma di un modo diverso di vivere la città, anche attraverso l’utilizzo di veicoli a guida autonoma, perché non tutti possono percorrere lunghi tratti a piedi. Diventerebbe un gioiello all’avanguardia dal punto di vista dell’innovazione e della sperimentazione”.

Da Mondello alla Favorita, il passo è breve. E in questo caso Carta ammette che “bisogna smettere di pensare che debba essere totalmente chiusa al traffico, il fatto che sia attraversata da due strade non è un problema in sé. Il problema piuttosto è che in questo momento l’unico modo in cui fruiamo la Favorita è per attraversarla e andare a Mondello. Per cui, intanto, deve tornare ad essere un parco. E poi sarebbe il momento di chiederci se è opportuno che sia ancora soggetta a regime di riserva, per cui non si può progettare nulla, o si può finalmente pensare che siamo abbastanza maturi da usarla nel rispetto della natura. Così come avviene a Central Park, che è attraversato dalle macchine, la Favorita deve diventare il luogo della nostra quotidianità, con aree attrezzate per le attività sportive, per la produzione agricola e la sua trasformazione, utilizzando quegli edifici piccoli che già ci sono… Invece che un recinto protetto, deve diventare un’interfaccia protetta, più permeabile alla città”.

E poi c’è il grande piano di riqualificazione della costa Sud. “Credo che quella sia un’esigenza di tutti noi, non è soltanto un pallino di Orlando, ma è segno di una volontà comune e collettiva. Significa ridare la sua naturale collocazione alla città, che inizialmente avrebbe dovuto espandersi verso Bagheria, se in una notte il piano regolatore di Ciancimino non avesse deciso che Palermo doveva espandersi a nord. La riqualificazione della costa sud significa risarcire la città intera dello sfregio subito col sacco di Palermo. La riqualificazione della costa è solo un pezzo di questo ragionamento. Ci sono aree dismesse, mattonifici, caselli ferroviari, vecchie fabbriche. C’è una ricchezza di patrimonio che rende quei quartieri, da Romagnolo alla Bandita, fino ad Acqua dei Corsari, il luogo il cui può essere sperimentata la nuova Palermo, il laboratorio di futuro di questa città”.

Panoramica Palermo