Pd, epurazione a sinistra: spazio solo agli amici di Renzi
È l’immagine di un generale senza esercito. L’anima più a sinistra del Pd in Sicilia porta a casa soltanto la candidatura del segretario regionale, Fausto Raciti. Non si salva nessuno, né Magda Culotta (che al Gazzettino aveva annunciato la volontà di correre all’uninominale dove, però, le speranze di successo sono irrisorie), né Franco Ribaudo, nonostante il pressing del territorio che chiedeva a gran voce la ricandidatura del deputato uscente, né Tonino Moscatt. Non c’è spazio per l’ex governatore Rosario Crocetta. Non c’è spazio per il senatore Beppe Lumia. Non c’è spazio per il presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Nel Pd, insomma, non c’è più spazio per l’ala più a sinistra. Resta, appunto, quel generale senza esercito rappresentato da Fausto Raciti.
La scorsa notte lo stato maggiore del partito ha definito le candidature. Dentro Davide Faraone e Mila Spicola, Carmelo Miceli e Valeria Sudano, Beppe Picciolo e Daniela Cardinale. Fuori tutto il resto. Questa mattina i telefoni sono rigorosamente staccati, dopo la notte dei veleni in casa Pd.
Quel treno chiamato Parlamento è ormai partito. E a restare a terra questa volta sono veramente in troppi. “La misura è colma” si sussurra dalle retrovie. “Siamo ancora presi dalla botta” ammettono i vicinissimi di Antonello Cracolici, anche lui col cellulare staccato stamattina. “È diventato un partito padronale” si sente ancora. “Dobbiamo decidere, o si organizza la resistenza o si va via”.
Il clima, insomma, è quello di chi ha chiaro di non aver perso soltanto una battaglia. Sono rientrati tutti, i renziani, Sicilia Futura, i big nazionali, persino il premier Paolo Gentiloni, nelle liste siciliane. A restare fuori è solo la squadra di Cracolici e Raciti. Quasi per intero, eccezion fatta per il segretario regionale. Che, però, più che il leader di un partito, a questo punto è evidentemente un uomo solo al comando. Anzi, un generale senza esercito.
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