Pd, nel giorno di Renzi comincia la resa dei conti

Faraone e Lupo schierati contro Raciti. E intanto c’è chi guarda in direzione di Pietro Grasso…

La resa dei conti probabilmente è solo rinviata. Ma dopo il lungo strascico di polemiche che ha accompagnato la convocazione e il successivo rinvio della direzione regionale del Pd, sembra che in casa dem si possa essere prossimi all’armistizio. Il casus belli, scoppiato all’indomani della cronaca di un disastro annunciato capitanata da Fabrizio Micari, è esploso attorno all’analisi del voto e alla conseguente richiesta di dimissioni, per niente velata, indirizzata al segretario regionale, Fausto Raciti. I mittenti, in forma più o meno pubblica, erano le cordate dem capitanate rispettivamente da Peppino Lupo e Davide Faraone.

Ma, da una parte, il pugno di ferro di Raciti, per niente disposto a rimettere il mandato a meno di una sfiducia da parte della direzione regionale, dall’altra ecco la minaccia costituita dal nuovo soggetto a sinistra, Liberi e Uniti. Pietro Grasso piace. E piace soprattutto a quella parte più a sinistra del popolo dem, che non ama la deriva centrista del partito. E allora davanti a una minaccia concreta, ecco che bisogna serrare le fila e ridare identità al partito. Preferibilmente a sinistra.

Non è un caso che proprio oggi il segretario dem Matteo Renzi sbarchi in Sicilia per un mini tour di due giorni. Ufficialmente un anticipo di campagna elettorale. Ma in molti pensano che il tour organizzato last minute comporti anche la possibilità da parte del leader del Pd di cercare di capire che aria tiri tra i suoi, prima di convocare la direzione regionale, che a questo punto si svolgerà alla sua presenza.

Del riposizionamento meno centrista del Pd filtrano conferme anche dagli alleati: sembra infatti che Renzi abbia dato mandato a Pierferdinando Casini di lavorare alla lista centrista a sostegno della coalizione coi dem (assicurando i collegi uninominali allo stesso Casini insieme a Giampiero D’Alia e al ministro Galletti), estromettendo di fatto Alfano. O, quantomeno, ridimensionandone di molto il ruolo.

Intanto non vengono meno i timori rispetto all’attrattività del progetto guidato da Piero Grasso: se, infatti, i big siciliani in casa dem hanno pressoché la conferma di poter giocare la loro partita per il ritorno in Transatlantico, la base ha molto chiaro che difficilmente riuscirà a ritagliarsi degli spazi propri. Ecco allora, dal sindaco di Troina, Fabio Venezia, fino a una serie di altri amministratori locali, che strizzano l’occhio al nuovo soggetto politico nato dall’unione tra Sinistra Italiana, Mdp e Possibile. E anche tra i big qualcuno accenna un timido corteggiamento, non ultimi Beppe Lumia e Mirello Crisafulli. Ma su quel genere di big ci sarebbe non poca resistenza interna alla nuova compagine di sinistra. In un gioco di veti incrociati del quale nessuno ad oggi può prevedere l’esito.