“Su Di Matteo ho ricordato ciò che ha detto Fiammetta Borsellino”
Vittorio Sgarbi rincara la dose citando Brecht: “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”
“Conformismo e vigliaccheria. Io sono insultato e minacciato, con l’obiettivo di intimidirmi. Io non ho attaccato il pm Di Matteo. Ho espresso le mie opinioni. Ho ricordato ciò che su di lui ha detto Fiammetta Borsellino e ho sottolineato che sul piano della comunicazione le minacce di Riina – che erano invettive e tali sono rimaste – sono state rese note per creare un’aura di pericolo e di suggestione intorno al pubblico ministero che ha usato la querela solo per impedirmi di parlare”. La polemica del giorno, nella versione di Vittorio Sgarbi (dopo le parole rilasciate dal pm del processo alla Trattativa Stato-mafia) , che al Gazzettino di Sicilia ammette: “Non c’è nessun caso Di Matteo, ho semplicemente detto che gli è toccata la stessa sorte di Matteo Salvini con la foto delle Br. Un’immagine ritoccata con photoshop che ha finito col comportare un vantaggio per Salvini, esattamente come le minacce di Riina, alla fine, si sono rivelate un’opportunità per il pm”.
“Io parlerò – sottolinea ancora Sgarbi – finché avrò voce, contando sulla attenzione vigile di uomini straordinari che si ispirano al pensiero di Leonardo Sciascia, come Mauro Mellini, da me citato nella trasmissione Agorà che ha – esattamente come avrebbe fatto Cossiga – denunciato la speculazione dei Comuni italiani – ultimo quello di Genova a guida centrodestra – che si sono profusi in cittadinanze onorarie per il dottor Di Matteo”.
Secondo Sgarbi, “le dimissioni per me invocate da pusillanimi del Pd e M5S sono motivo di orgoglio per chi dice la verità e ha sottolineato – come io ho fatto – che non si è dato altrettanto rilievo alla parte delle intercettazioni di Riina che denuncia la trattativa Stato-mafia negli affari dell’energia pulita, interesse primario di Matteo Messina Denaro. Ascolti bene il pubblico ministero Di Matteo, e non si limiti a sentirsi minacciato con il coro di pecore che lo seguono, ma indaghi sulla vera presenza mafiosa che ha sconvolto il paesaggio di Sicilia per volontà della mafia, in perfetto contrasto con l’art. 9 della Costituzione”.
“Ricordo infine – sottolinea ancora Sgarbi – che non io ma Fiammetta Borsellino ha già indicato il “depistaggio”, che vuol dire semplicemente orientarsi da una parte incerta invece che da una parte certa, nelle indagini condotte dal dottor Di Matteo su suo padre Paolo. La figlia di Borsellino nel 25esimo anniversario della strage di Via D’Amelio ha indicato le lacune e le omissioni della “procura massonica guidata all’epoca da Gianni Tinebra, che è morto, ma dove c’erano Annamaria Paola, Carmelo Petralia e Nino Di Matteo…”. Il risultato, secondo Fiammetta Borsellino, “sono stati 25 anni buttati via, anni di pentiti costruiti con lusinghe o torture”. Non risulta che Di Matteo abbia querelato la Borsellino, ma che abbia invece chiesto di essere convocato dalla Commissione Antimafia per una audizione che è stata una arringa difensiva”.
“Il mio intervento – conclude Sgarbi – ha semplicemente inteso indicare la necessità di non trasformare gli uomini in eroi. Esattamente quanto disse Bertolt Brecht: “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi“. Io non credo e non voglio che la Sicilia sia sventurata”.