Il messaggino che ci cambiò la vita

Merry Christmas, questo il testo del primo sms che fu inviato il 3 dicembre del 1992. Da allora il sistema di scrittura modificò l’uso del telefono cellulare e anche le nostre abitudini. E contribuì a introdurre un nuovo linguaggio…

Merry Christmas, la più scontata formula di auguri nel mese di dicembre. Eppure queste due banalissime parole sono entrate nella storia perché rappresentano il testo, succinto sino all’estremo, di un messaggio che ha modificato irreversibilmente la nostra vita.
Era il 3 dicembre del 1992 quando l’ingegnere britannico Neil Papworth, che sembra un nome adeguato per uno dei magici insegnanti di Harry Potter, inviò il primo sms della storia da un computer ad un telefono cellulare sulla rete GSM Vodafone. Oggi gli sms fanno quasi parte dell’archeologia tecnologica, ma stiamo attenti perché se è vero che Whatsapp, ad esempio, ha avuto un carattere più rivoluzionario, l’invenzione degli sms ha determinato un cambiamento epocale non tanto per la cosa in sé quanto per l’uso che da quel momento in poi si è fatto del telefonino.
Venticinque anni fa il cellulare ha finito per essere soltanto un telefono ma ha cominciato a diventare uno strumento di comunicazione in cui la scrittura ha affiancato la voce, anzi per tanti anni l’ha addirittura sostituita. Gli sms assunsero il nome di messaggini e divennero talmente importanti che alcuni modelli di telefono si affermarono proprio in base all’esigenza della scrittura. Il tastierino è stato la nuova macchina da scrivere e siccome gli sms costavano anche poco – addirittura zero in alcuni casi – i ragazzi hanno cominciato ad usarli in via prioritaria. Anche perché nel pieno dell’era multitasking era più facile scrivere che parlare a telefono facendo altro.
E una volta che il telefono si è arricchito anche di questa fondamentale funzione non è stato complicato per l’industria farlo poi diventare un supporto multimediale completo, ideale contenitore di musica, video e foto. La sintesi perfetta di tante emozioni che vivevano in compartimenti stagni e che hanno trovato in questo aggeggio di pochi centimetri una casa ideale. Il telefono compagno di viaggio e d’avventura. Gli sms sono stati il cavallo di Troia che ha spalancato le porte al consumo di massa e abbattuto le resistenze – neanche poi così tante…- di un utente sino a quel momento ancora indeciso se consegnarsi alla schiavitù dell’eterna rintracciabilità. Oggi sono come i dischi in vinile, un accessorio vintage, persino esclusi dalle tariffe di base di molti operatori telefonici. Se li vuoi utilizzare devi pagarli a parte e anche salati. Qualsiasi altro sistema di comunicazione testuale, citiamo nuovamente Whatsapp, presuppone l’uso di internet. Se questo ha un costo dovrà averlo anche la possibilità di usare gli sms, per anni baluardo di quella gratuità che è servita a ridare a uomini e donne il piacere della scrittura. E forse anche a massacrare la lingua attraverso l’uso quotidiano di uno slang e di abbreviazioni perché prima non si potevano mandare messaggi oltre una determinata lunghezza. Crollato quel muro, ci è rimasta l’abitudine di scrivere tvb, più sintetico e meno imbarazzante dell’originale ti voglio bene. Se vogliamo, formula ideale di una stagione che non sempre sa dare un senso alle parole ma è certamente avara di sentimento.