Crocetta, un altro pasticcio
Caos sul riordino delle Società partecipate della Regione. Pubblicato in Gazzetta ma corre il rischio di essere carta straccia.
Il decreto, a firma di Rosario Crocetta, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale appena venerdì scorso, a una settimana dal voto in Sicilia. Con un mese e mezzo di ritardo rispetto ai termini di legge. Si tratta del riordino delle società partecipate in capo alla Regione, facendo seguito a quanto indicato dalla cosiddetta legge Madia. Una norma nazionale che automaticamente è stata recepita dalle Regioni a statuto ordinario.
Peccato che, innanzitutto, la Sicilia sia Regione a statuto autonomo. Peccato anche che i termini per il recepimento della norma fossero scaduti lo scorso 30 settembre (in piena campagna elettorale). E peccato, ancora, che la scorsa estate nella cosiddetta Finanziaria bis, l’Assemblea Regionale avesse approvato l’applicazione di un solo comma della legge Madia, il comma 3 dell’articolo 11. Senza entrare troppo nei tecnicismi, insomma, di una norma in materia di riordino e accorpamento delle società partecipate dalla Regione Siciliana, sala d’Ercole aveva scelto di recepire soltanto la parte in cui si riduceva il numero dei consigli d’amministrazione delle società.
Ma l’aspetto più surreale è che, mentre la norma nazionale spiega in maniera esplicita che le disposizioni si applicano nelle regioni autonome “compatibilmente con i rispettivi statuti”, quello di Crocetta era praticamente un atto obbligato, che faceva parte dell’accordo Stato-Regione, siglato tra Renzi e Crocetta. Un accordo, sottoscritto all’ombra dei Templi agrigentini, con cui la Regione rinunciava a 5 miliardi di contenziosi con lo Stato, che in cambio impegnava un trasferimento di 1,4 miliardi di euro l’anno. E che prevedeva appunto l’impegno da parte della Regione di attuare la Madia. Un impegno che, insomma, Crocetta non avrebbe potuto assumere, visto che a detenere il potere legislativo è l’Assemblea, non il governo regionale.
Così l’ennesimo pasticciaccio in salsa sicula è stato servito: Crocetta assume un impegno con Roma (applicare la legge integralmente), l’Ars lo smentisce (e ne approva soltanto una parte), intanto gli uffici regionali redigono il piano di riordino. Pubblicato, appunto, venerdì scorso in Gazzetta Ufficiale. E che rischia di essere carta straccia. A cominciare dal fatto stesso che tra pochi giorni avrà luogo la proclamazione del nuovo primo inquilino di palazzo d’Orleans.
Un tema evidentemente non secondario, se si considera che in quel piano di riordino si elencano tutte quelle società partecipate i cui vertici sono di nomina politica. Così nel tetris dello spoil system che accompagna l’inizio di ogni nuova legislatura, ecco che le 160 pagine di tabelle che accompagnano la riorganizzazione delle partecipate, da Seus a Irfis, dall’Ast a Siciliacque, passando per Riscossione Sicilia, Airgest, Parco scientifico e Tecnologico, fino a Interporti e Sicilia Digitale, rischia insomma di restare lettera morta.
“Vedo, per esempio – accusa il vicepresidente uscente della Commissione Bilancio, Riccardo Savona – che c’è una società che si chiama Ast spa in cui confluirebbero anche Ast Aeroservizi, Jonica Trasporti e Interporti spa. Nessuno ha pensato prima a come risolvere il problema dell’Ast, i cui conti sono ormai ridotti a colabrodo, invece che immaginare accorpamenti? E con la Resais? Cos’è successo?”.
“Sto ancora studiando i documenti – ammette Savona – perché mi piace parlare con cognizione di causa, ma in ogni caso ricordo che questo riordino sarebbe dovuto passare dall’Aula per avere l’eventuale via libera dell’Assemblea, prima di essere pubblicato in Gazzetta”. Un altro – l’ennesimo – motivo per ritenere la riorganizzazione delle partecipate lettera morta?