Sammartino, ci spiega come si prendono 32.000 voti?

Caro on. Luca Sammartino,

intanto complimenti per la sua elezione, e che elezione! “A furor di popolo”. Ben 32.000 voti nel collegio di Catania. Numeri stratosferici, strabilianti per un giovane di 32 anni, peraltro già deputato regionale con 12.500 preferenze nel 2012. Non è un caso che scrivo questa lettera a lei e non al giovanissimo Luigi Genovese che di preferenze ne ha prese quasi 18.000 ad appena 21 anni grazie al padre, ai parenti e agli affini. Invece lei no, i 32.000 voti sono proprio suoi, un’enormità, forse la migliore performance nella storia dell’Assemblea Regionale Siciliana.

Abbiamo letto che qualcuno, certamente i soliti detrattori e invidiosi, vuole gettare più di un’ombra su tale messe di schede che contenevano il suo nome; una marea di cittadini, a dispetto di un astensionismo da paura, è scesa da casa per recarsi al seggio e scrivere “Luca Sammartino”. Io, al contrario, non pratico l’odioso sport delle allusioni e delle insinuazioni e mi limiterò a rivolgerle una domanda. È ovvio che lei non può conoscere a uno a uno i suoi sostenitori, 32.000 supporters tracimano l’argine del consenso organizzato per sfociare nel mare ampio del voto d’opinione anche se, ho riflettuto tra me e me, non risulta una sua eccezionale attività parlamentare all’Ars, né risultano battaglie di rilevante impatto sociale a lei ascrivibili, quelle, per capirci, che consacrano un personaggio alto riferimento ideale e politico per le masse.

Insomma, mi passi la battuta, non sembra che lei sia assimilabile a un novello Nelson Mandela in salsa sicula o a un locale emulo di Martin Luther King, è semplicemente una persona normale al pari di parecchi di noi. Pertanto, se può, ci spieghi: come si fa a conquistare 32.000 voti? Potrebbe insegnarci il segreto? Non pronunci, per favore, le tipiche frasi di rito: “fondamentale la presenza sul territorio”, “bisogna stare a contatto con la gente”. Sa perché? Perché pensavo e penso, lo dico in generale e lei così giovane sarà sicuramente d’accordo con me, che un deputato, un consigliere comunale deve lavorare per il bene comune tentando di risolvere i problemi della collettività, non dei singoli, della corrente d’appartenenza, delle corporazioni egoiste pronte a ricambiare.

Pensavo e penso che un rappresentante istituzionale deve incontrare asetticamente e trasversalmente le categorie, le associazioni, le istituzioni presenti nella società per affrontare tematiche sì di settore ma con lo sguardo agli interessi generali. Pensavo e penso che un onorevole, un presidente, un sindaco non deve andare in giro baciando e abbracciando la gente a ogni angolo di strada con le tasche che inevitabilmente si riempiono di “pizzini” con richieste di cortesie, contributi, posti di lavoro, scorciatoie varie. Che significa, allora, in una regione disastrata in cui il cittadino è ridotto a suddito e il diritto puntualmente declassato a favore “essere presenti sul territorio”? Che significa “stare a contatto con la gente”?

Potrebbe insinuarsi il dubbio, non mi riferisco a lei ma alla platea della classe politica siciliana, che siano modi eleganti per nascondere la pratica del “clientelismo”, tragica causa del nostro sottosviluppo, della nostra marginalità, della migrazione dei nostri giovani migliori, del gelido buio in cui siamo immersi da decenni. Grazie mille onorevole, spero troverà il tempo per rispondere e illuminarci. Buon lavoro.