Musumeci vince e Meloni pensa a Palazzo Chigi
L’affermazione di Nello Musumeci in Sicilia è la vittoria anche di Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia è stata la prima a avanzare la candidatura dell’ex presidente della provincia di Catania per Palazzo d’Orleans, sui cui sono poi convenuti anche gli alleati (pur con qualche mugugno e tentativo di retromarcia) e ora gongola anche per il successo della lista per l’Assemblea regionale allestita insieme al segretario della Lega Matteo Salvini.
Una domenica felice per Fratelli d’Italia grazie anche all’affermazione nel decimo municipio di Roma, quello di Ostia. Risultati che esaltano la Meloni, che non ci sta più a fare la parte dell’azionista di minoranza della “Premiata ditta Centrodestra”, adesso più che mai candidata alla guida del Paese, alle prossime elezioni politiche di primavera.
In questo senso, la Sicilia tornerebbe ancora una volta, se non “laboratorio”, di certo anticipatrice delle vicende politiche italiane, con il Pd e con Matteo Renzi in gravi difficoltà dopo il flop nell’Isola, anche se ampiamente annunciato dopo i disastri di Crocetta, e con il Movimento 5 stelle che si conferma partito dall’amplissimo consenso, ma costituzionalmente refrattario a alleanze di governo.
Se i grillini hanno già candidato Luigi Di Maio e il Pd, verosimilmente, proporrà il suo segretario per Palazzo Chigi, ovvio che si cominci a parlare di candidature a Presidente del Consiglio anche nel Centrodestra. E, collegata telefonicamente a RTL 102.5, la Meloni si dice pronta a candidarsi per quel ruolo. Ci sono anche io, sembra dire. “Mi sento pronta e adeguata per quell’incarico”, ha detto la leader di una Destra che ritiene di avere un ruolo centrale nell’alleanza e le carte in regola per indicare il nome di un possibile capo del governo, elettori permettendo. Perché le elezioni siciliane hanno dimostrato, a suo dire, che non è vero che si vince al Centro: piuttosto, è necessario un progetto e un candidato serio e credibile. La Meloni ha detto di rifiutare i diktat e le candidature precostituite, ma di essere disponibile a discutere sul metodo e sul principio per l’individuazione del premier in pectore.
Uno di questi può essere quello che farà il capo del futuro governo il leader del partito che prenderà più voti, così gli elettori sapranno che se votano Forza Italia indicheranno Berlusconi come premier, se votano per la Lega, Salvini e se per FdI sceglieranno la Meloni.