Berlusconi “tradisce” Musumeci: non andrà a Catania. E nel clan azzurro si dice che…

Silvio Berlusconi non andrà più a Catania a sostenere Nello Musumeci. Alla vigilia del voto del 5 novembre, il tour siciliano del cavaliere si trasforma in una pura visita di cortesia a Palermo, nella tana del fidatissimo Gianfranco Miccichè. E le cose sono due: o ha preferito evitare la sfida delle piazze in diretta con Beppe Grillo previsto a Catania nello stesso giorno (e non è nel suo stile) oppure ha voluto lanciare un segnale a Musumeci, rinunciando alla passerella proprio a casa del candidato presidente che dalle parti di Arcore non ha mai goduto di grandissime simpatie.

Non è un mistero che Berlusconi avrebbe preferito evitare di accodarsi al più destrorso dei possibili governatori, magari in favore di Gaetano Armao, l’uomo scelto in prima battuta da Miccichè e ritenuto affidabile e competente più dello stesso Musumeci. Una forzatura in questa direzione avrebbe, però, comportato una spaccatura simile a quella maturata tra il Pd e e le galassie di sinistra e probabilmente vanificato ogni speranza di vittoria. Non se l’è sentita Miccichè – già 5 anni fa protagonista dell’isolamento di Musumeci – né tanto meno Berlusconi, più interessato al risultato complessivo in una Regione come la Sicilia ritenuta di enorme importanza strategica in vista delle Politiche di primavera.

Le tensioni esistono e sotto traccia trovano conferme: Forza Italia, il partito più influente del centrodestra, si fida poco di Musumeci. Teme possa rivelare, come Raffaele Lombardo, una vocazione da uomo solo al comando rinnegando i patti che hanno portato alla creazione della coalizione. E la richiesta di anonimato certifica che il dissenso esiste e che ormai esce fuori dai corridoi.

Inutile negare che qualche malumore cova da tempo – è la prima ammissione – e che il comportamento di Musumeci, tutte le volte che si è discusso di interessi generali della coalizione, sia stato poco rassicurante”.

“Sembra che il merito di avere riportato il centrodestra in auge sia soltanto di Musumeci – è la seconda e più antica rivendicazione – dimenticando che senza la forza delle liste nessun candidato può dirsi competitivo”.

Berlusconi sarà stato condizionato da questo clima? L’unica certezza è che i suoi consiglieri, che peraltro appartengono all’area più moderata della coalizione, vestono tutti la maglia rosanero. E che comunque riempire la platea del Teatro Politeama a Palermo è oggi assai meno complicato che misurare il grado di popolarità nella piazza più gradita da Musumeci. In questo derby tra Palermo e Catania, l’ala destra etnea dovrà dimostrare di potere fare gol anche senza gli assist dell’uomo più vincente del calcio italiano.