La partita di Posavec, tra bestemmie e santità

Quando l’orda si scatena, anche se sono solo mille, sembrano diecimila: al “Barbera” erano i soliti tremila, tremila e cinquecento ieri sera per Palermo-Perugia, partita che si preannunciava bella, intensa e combattuta, ma quando al 47’ p.t. Posavec ha svirgolato quel pallone, liberando Buonaiuto solo davanti alla porta (e ha fallito un gol che sembrava già fatto) dagli spalti si è scatenato l’inferno. Urla, fischi, improperi di una violenza inaudita: coinvolte tutte le generazioni di Josip Posavec, a partire dalla prima, quando ancora la Croazia era  semplicemente la Jugoslavia.

La rabbia ha fatto da cassa di risonanza ad uno stadio semivuoto che per qualche minuto è sembrato il Maracanà dei centoventimila. Tanto furore è calato sul povero Posavec, che ha chinato la testa e avrà sentito il suo cuore battere all’impazzata, mentre si fustigava con questa retorica domanda: “Ma che ho combinato?”. Gli si è avvicinato subito il capitano, che lo ha “boffettato” sulla nuca e gli ha sussurrato qualcosa, tipo: “Non sei il solo, succede anche a Buffon!”. Certo è che, subito dopo, Posavec ha alzato la testa e guardato fisso davanti a sé, restando per un lungo momento fermo in  mezzo al campo. Poi è arrivato un collaboratore di Tedino, uno dai capelli bianchi e chissà quanta esperienza di cose simili sul groppone. Lo ha preso sottobraccio e accompagnato verso il tunnel degli spogliatoi, parlandogli fitto: da come ruotava la testa, si capiva che le sue erano parole di incoraggiamento dette con forza: “Dai, ragazzo, infortuni simili capitano anche ai fuoriclasse: finiscila di commiserarti e reagisci!”.

E Posavec ha reagito. Subito. Al 7’ della ripresa una svirgolata di un nostro difensore (è stata la serata delle svirgolate, da una parte e dall’altra) ha messo Han solo davanti alla porta: sembrava gol ma Posavec gli si è gettato fra le gambe con un tempismo (e un coraggio) da portiere vero e ha così salvato il Palermo dallo 0-1. E dalla Curva Sud è salito in alto un lungo, caldo applauso, che avrà restituito a Posavec la fiducia che, soprattutto un portiere, deve sentire non solo dai suoi compagni ma anche dal suo pubblico.

L’avrete già capito: è stato l’ “infortunio” di Posavec  l’episodio centrale della partita di ieri che, alla vigilia, tutti immaginavamo più bella, almeno sotto il profilo tecnico. Invece, bella lo è stata solo per l’intensità, la voglia, la grinta con cui le due squadre hanno affrontato l’impegno. Insomma, la classica partita di serie B nella quale la corsa conta più della tecnica e dell’inventiva. Non per altro, l’unico fantasista in campo, il nostro Coronado si è visto a strappi, anche perché ieri era marcato quasi ad uomo e non aveva quegli spazi nei quali lui ama gettarsi per inventare la progressione verticale o il dribbling risolutivo. Senza contare che, subito dopo il primo dribbling, veniva regolarmente fermato. Con le buone o, più spesso, con le cattive. E se nel Palermo si spegne la fantasia di Coronado, si spegne quasi del tutto l’attacco, nel quale Nestorovski, quasi sempre spalle alla porta, veniva facilmente  anticipato dal duo Volta-Monaco.

E se tante volte in precedenza ci siamo lamentati dell’arbitro, ieri non è stato così, visto che ad un quarto d’ora dal termine – quando ci eravamo quasi rassegnati al solito insignificante pareggio – l’arbitro ha visto in un fallo di mano di Colombatto, su cross dalla sinistra di Nestorovski, gli estremi per concedere il calcio di rigore.

Proteste vibranti dei perugini, che hanno accerchiato Ros che nemmeno gli Indiani con i confederati del colonnello Custer. Due-tre minuti di urla e piagnistei non sono serviti a nulla. Quando l’arbitro decide, non può certo rimangiarsi la decisione. In serie B non c’è la Var (e meno male!) e, come diceva l’indimenticato, ineffabile Boskov, “rigore è quando arbitro fischia”. E per quelle mani, che forse era coscia e, solo dopo, di rimbalzo mani, l’arbitro aveva fischiato subito e indicato il dischetto degli undici metri.

Mi batteva forte il cuore quando Nestorovski, dopo tanto “casino”, ha sistemato con cura il pallone sul dischetto, ha fatto i canonici quattro passi indietro: quant’è bastato a un giocatore del Perugia (ah, non ho visto chi ha avuto tanto ardire!) di spostarlo di qualche centimetro. Non l’avesse mai fatto: gli è piovuto addosso un ululato assordante, simile (solo simile, almeno per la sua brevità) a quello del dopo-liscio di Posavec. È intervenuto l’arbitro a redarguire il reprobo, così che il capitano ha potuto calciare e infilare nell’angolino Rosati.

1-0 per noi e palla al centro!

Partita praticamente finita in gloria anche se orgasmo e nervosismo erano ancora più che palpabili, tanto che Bellusci si esibiva in un intervento a piedi uniti su Mustacchio per il quale Ros non poteva esimersi dal tirar fuori il cartellino rosso.

Si vede che ogni vittoria del Palermo, meritata o meno, deve essere sofferta come un’agonia: in undici contro dieci il Perugia si è fiondato all’attacco nel tentativo di sfruttare un’altra “perla” di Posavec. E invece si è esposto al contropiede e il subentrato Rispoli, lanciato solo verso Rosati, con una ventina di metri di vantaggio sull’avversario più vicino, non ha saputo approfittarne.

Meglio così: il 2-0, dopo lo schiaffo del rigore, sarebbe stato per il Perugia (bella squadra che gioca a memoria) una beffa, più bruciante di una scoppola.