Maestro Califano, ma quale noia: la vita te la sei bevuta…
Faccia tosta e predisposizione naturale al… leccaggio: ecco le sole due qualità indispensabili per fare carriera e, soprattutto, soldi. Tutto il resto è noia. “Non ho detto gioia, ma noia, noia, noia, maledetta noia…”. Cantava così il grande Franco Califano, poeta-canzoniere, lo sciupafemmine instancabile, innamorato marcio del bello della vita, se la “beveva” come fosse acqua fresca: ogni emozione un battito più forte del cuore.
Vivere come ha fatto lui è il sogno inconfessato di tanti di noi, che poi non abbiamo la tempra, il fegato per seguire la sua strada, bella, bellissima ma irta e rischiosa come un sentiero sempre in salita che un attimo sfiora il cielo e l’attimo dopo ti sbatte per terra. Ho sempre ammirato, come eroi “diversi”, personaggi come Franco Califano; eroi-antieroi; eroi da non additare ad esempio ma che ti riscaldano il cuore, ti riempiono di visioni colorate, sembrano lì, a portata di mano e invece sono solo sogni, miraggi irraggiungibili. E dei capolavori che ha lasciato nella musica e nella poesia sei portato più a ricordare gli-le interpreti, così Ornella Vanoni, così Mina, così Mia Martini e dimenticare Franco, che ha loro regalato la gloria.
Invece, una gloria, seppure posticcia ma vistosa e appiccicosa, la raggiungono i leccac…, quelli che travisano la realtà ad uso e consumo, che violentano la verità, che dicono frasi belle, che “suonano” a meraviglia e ti accarezzano là dove sei più sensibile… per poi accorgerti che di vero non c’è niente, che era tutta finzione, che sei stato solo l’oggetto dei suoi vizi, delle sue grette ambizioni, del suo egoismo. Grazie, Franco per essere stato sempre fedele al tuo “credo”; per avere vissuto sempre come t’è piaciuto, per essere sempre andato al massimo, come insegna Vasco Rossi. Insomma , per essertela goduta la vita ogni giorno, ogni istante. Senza freni, succhiandole tutto l’umore che aveva e leccandoti pure i baffi, per non lasciarne scivolar giù nemmeno una goccia.