L’eredità di Rita Atria, la piccola grande donna che si ribellò a mafia e famiglia

Rita Atria e mafiaOggi ricorre un anniversario poco conosciuto, ma secondo il mio modesto avviso, fondamentale.

Perché il 26 luglio del 1992 si toglie la vita, a Roma, Rita Atria, giovane di appena 17 anni che da alcuni mesi aveva iniziato a collaborare con la Giustizia, raccontando i segreti della sua famiglia, permeata di mafia sino al midollo, a Paolo Borsellino, la cui scomparsa sarà decisiva nella sua decisione di farla finita.

La figura di Rita è una figura chiave nella storia della lotta a Cosa Nostra. Perché dimostra che nella vita le cose, se solo si vuole, si possono e si devono cambiare.

Rita non era mafiosa, ma della mafia sapeva tanto per averla respirata giorno dopo giorno in famiglia.

E decide un bel giorno, quando subisce la perdita della persona che più contava nella sua vita, cioè suo fratello, che era arrivato il momento di dire basta e di cambiare una volta per tutte.

Nel libro con Flavio non a caso la prima citazione è dedicata a lei.

Perché in una frase semplice di una ragazza di 17 anni è espresso un concetto (un mantra si direbbe ai giorni nostri) che non dobbiamo smettere di ripeterci, fino a convincerne per davvero.

“La mafia da sconfiggere è quella dentro di noi”.

Grazie Rita, piccola grande donna, per averci insegnato tanto, in modo semplice.

 

Mario Conte

Consigliere della Prima Sezione Penale

della Corte d’Appello di Palermo

 


Il libro a cui fa riferimento il magistrato è quello redatto a quattro mani con il giornalista Flavio Tranquillo: I dieci passi. Piccolo breviario sulla legalità (2010, ed. ADD)