Da Raggi a Glik, ecco gli errori del Palermo. E Vazquez si salvò a stento…
La Champions e la malinconia. Non quella di Roma e Napoli per le occasioni mancate e neanche quella di Inter e Milan che la Coppa la guardano sfogliando l’album dei ricordi. Parliamo della malinconia palermitana supportata dal pensiero che in campo, potenzialmente, potevano essere ben 4 gli ex rosanero. Il dolore più grosso, forse, non ci è stato inferto dai bianconeri Barzagli e Dybala, entrambi ammirati alla Favorita e peraltro e ceduti a prezzi stellari. Il groppo in gola viene leggendo la distinta del Monaco che di ex rosa ne avevano due anche loro. Due che sono stati mandati via quasi a calci nel sedere, come vecchi scarponi, a dimostrazione di quanto a volte allenatori e direttori sportivi vivano anch’essi di pregiudizi.
Stiamo parlando di Raggi e Glik, entrambi arrivati nell’epoca aurea di Zamparini. Il primo sponsorizzato da Colantuono e questo forse fu la sua condanna (per così dire, visto che è finito nel Principato di Monaco e a giocare la Champions…). Esonerato il tecnico, scomparve dall’orizzonte della prima squadra.
Glik la maglia rosa l’ha vista in tv, all’arrivo del Giro d’Italia. E dire che vantava anche il fatto di essere stato nell’orbita del Real Madrid. Doveva riprendersi da un infortunio, nessuno ha avuto la pazienza di aspettarlo e così fu regalato al Torino.
Come regalato fu anche Biava che sarebbe rimasto a Palermo a vita. Prima al Genoa e poi alla Lazio ha disputato altri 6 campionati da protagonista. Scartato sul nascere Terranova, per anni colonna del Sassuolo, e Joao Pedro, acquistato come un nuovo Pelè, ha giocato solo per la Primavera prima di trovare a Cagliari la sua vera dimensione. Altri applausi per la cessione di Amelia: cambio alla pari con Rubinho, a sua volta regalato due mesi dopo essere stato bruciato dall’esordiente Sirigu. A proposito di Sirigu, “un portiere che non muove un piede dalla linea di porta”: fu il giudizio tranciante di Zamparini. Finì al Psg (non al Canicattì…) a contorno dell’operazione Pastore e poi ha conosciuto anche la maglia azzurra. Andò peggio a Farias, doveva essere la punta d’appoggio a Toni nell’anno della promozione, poi la sua alternativa: una partita e viaggio di ritorno in argentina (dove per inciso segnò gol in quantità industriale). Era stato preso a caro prezzo dal Venezia, si dice a parziale conguaglio del pacco che Zamparini fece a Dal Cin che da lui ereditò i lagunari. Letta così è forse più comprensibile ma resta l’abbaglio tecnico.
Poco accorti anche nel caso di Kasami, un altro che dopo Palermo conobbe le coppe europee e la nazionale, irritanti verso Maccarone a cui fu concesso poco meno di un girone prima di mandarlo alla Samp. Qualche giustificazione il Palermo può reclamarla nei casi di Mutarelli e Nocerino: volevano entrambi andare via ma Zamparini non ha fatto nulla per trattenerli. Se di Pinilla non si apprezzava il suo temperamento (più fuori dal campo che dentro) e alcune amicizie poco apprezzate nell’entourage presidenziale, di Caracciolo non si gradì il suo non essere…Toni. E per questo bocciato senza remore. Restano Raimondi e Munari, anche loro regalati, errori di poco conto rispetto ai sopra citati ma pur sempre capaci di collezionare qualche centinaio di presenze in serie A. Da questa “strage” si è salvato, ma davvero per poco, Franco Vazquez: dato in prestito gratuito al Rayo Vallecano, fece ritorno in rosa nell’anno di Gattuso. E finì fuori rosa. Stava per essere regalato, arrivò Iachini e ne bloccò la cessione su consiglio – pare – di Dybala. Ancora pochi giorni e Zamparini avrebbe stravinto l’oscar per le minchiate.