May, Chiara e la Brexit: la Palermo tradita da Londra

La Brexit vista da una palermitana a Londra. Un’analisi oggettiva da parte di chi non ha nulla da temere possedendo i requisiti che le consentiranno di non subire gli effetti dell’addio all’Unione Europea. Chiara Consiglio, 34 anni, laureata in Scienze della Comunicazione al Dams di Bologna, vive a Londra da quasi 11 anni dove è project manager di una prestigiosa media company. Da due anni cura il sito della Kia, per comprendere come soddisfazioni professionali ed economiche non le manchino.

Tuttavia non è detto che rimanga. Assieme al marito, ingegnere, sta pensando a nuove esperienze. La Brexit l’ha vissuta male, scoprendo il lato oscuro della terra che l’ha adottata e che in poco tempo l’ha consacrata tra le più brillanti professionisti della comunicazione digitale.

“È una vicenda che mortifica la storia di questo Paese – sottolinea Chiara – e sbaglia chi ritiene che possa fare marcia indietro. Si sono spinti troppo oltre e con Theresa May premier non c’è scampo. È la stessa persona che da Ministro voleva portare il numero di emigrati da 300.000 unità l’anno a 10.000”.

Londra accoglie 300.000 stranieri ogni anno?

Sì e da diversi anni. Immaginate una città come Messina trapiantata ogni anno in un’altra. È chiaro che il problema esiste, anche se Londra è grande. Cosa diversa è dall’oggi al domani pensare di attuare una politica di contenimento così drastica. Può un premier così immaginare un percorso di reintegro in Europa? Direi proprio di no. Il suo obiettivo è esattamente l’opposto, cavalcare il nazionalismo da sempre esistente in Gran Bretagna, confermare l’uscita dalla UE e consentire al suo partito, ormai egemone per l’inconsistenza dei labour, di abolire 8.000 leggi basate sui Trattati europei e di riscrivere tutto a proprio uso e consumo”.

Trecentomila persone, però,  producono economia. E, soprattutto, come si comporterà il Governo con la richiesta professionale delle aziende?

“Le aziende pagheranno forti tasse e risolveranno così il problema. L’idea dominante è appunto andare verso una selezione per cui chi può pagare resta, chi ha un contratto resta e gli altri a casa. Qualche problema la May lo avrà con i Paesi del Commonwealth. Pensate all’India, per esempio, a quanti indiani studiano e lavorano a Londra. Ma con questi Stati  avvierà trattative bilaterali e ciascuno troverà la sua convenienza”.

E gli italiani?

“Chi ha i requisiti, in maggioranza resterà. Tra questi molti siciliani. I problemi veri li avranno le coppie  miste. Cosa succederà, smembreranno le famiglie?”

Il vostro futuro?

“Ci stiamo guardando attorno e per la prima volta in 10 anni c’è il pensiero di andare via”.

Back to Palermo…

“Proprio no. Io vorrei andare a Barcellona, mio marito a Parigi. Troveremo una mediazione. Magari a Berlino”.

Escludi proprio il ritorno a casa?

“Amiamo Palermo e abbiamo a Palermo le nostre famiglie. Ma non troveremmo lavoro. Quando gli amici inglesi ci chiedono perché non torniamo a casa, forti di ciò che ha scritto il Guardian su Palermo, è difficile spiegare loro che la descrizione fatta dal giornale è assai diversa dalla realtà. Complimenti, comunque, allo staff di Orlando, ha fatto davvero un bel lavoro ma la Palermo che conosciamo noi è certamente più vera e assai diversa da quella descritta dal Guardian. Con noi il trucco non può funzionare”.